Pinocchio raccontato dall’arte di Bartolini
Il Giornale della Toscana, 20-01-2008, Alessandro Bedini
La splendida interpretazione del Maestro riproposta da Polistampa: 309 xilografie che immergono, mirabilmente, il personaggio di Collodi nel paesaggio toscano Si sa, le avventure di Pinocchio, il più celebre burattino del mondo, non invecchiano mai. Proprio come nelle fiabe più belle e più dense di significato le vicissitudini di Pinocchio rammemorano il cammino dell’uomo che dalla materia bruta salfe ascendendoli tutti i gradini che portano alla piena, autentica umanità, a cogliere insomma il significato più vero dell’esistenza. Quella di burattino che diventa infine un ragazzo per bene, grazie a Geppetto, alla fata turchina e al grillo parlante è la storia della salvezza che riproduce sotto metafora le prove che ogni essere umano deve affrontare e superare per raggiungere il traguardo. È per questa ragione che a ventiquattro anni dalla prima edizione la casa editrice Polistampa di Firenze ripropone Le avventure di Pinocchio illustrate dal maestro Sigfrido Bartolini, recentemente scomparso. Perché nelle 309 xilografie che ripercorrono l
a celeberrima favola di Collodi, Bartolini ne propone, come sottolinea l’editore Mauro Pagliai, «una lettura ermeneutica attraverso il mezzo figurativo». C’è molto di toscano nelle xilografie di Sigfrido Bartolini, c’è anche molto di universale in queste splendide illustrazioni che dopo la prima edizione, voluta nel 1983 dalla Fondazione Collodi, continuano a fare il giro del mondo. Dodici anni di lavoro sono stati necessari al maestro per completare la sua opera, una fatica pari solo al suo ardore creativo. Bartolini con le sue illustrazioni e persino con i capilettera, riesce a far riemergere Pinocchio di Collodi nel suo naturale humus: il paesaggio toscano, quello agreste e contadino che ancora oggi sopravvive in alcune plaghe della nostra terra. È da qui che le Avventure prendono le mosse, è nella Toscana campagnola che si dipanano fino all’epilogo. C’è un legame straordinario tra il testo collodiano e le xilografie che lo illustrano, Bartolini è stato capace di penetrare nella mentalità dell’autore e in
quella del suo personaggio, è riuscito a carpirne i segreti, ha attinto a piene mani alla e intuito la psicologia di Collodi e il messaggio che ha voluto lasciarci con la fiaba del burattino. Egli ha studiato a fondo l’immaginario di Carlo Lorenzini, ha attinto all’apparato iconico del folclore popolare toscano reinterpretandolo in modo originale. Le 309 xilografie originali furono incise prevalentemente su legno di ciliegio, oltre ad acero, bossolo, olivo ed essenze esotiche, così come i 73 linoli per le favole fuori testo a tre colori. Fu lo stesso Bartolini a curare personalmente con grande attenzione e perizia l’impaginazione del volume pubblicato nel 1983, in occasione del centenario della prima edizione del capolavoro di Collodi. Quella di Sigfrido Bartolini è una vera opera d’arte che ben accompagna il capolavoro di Carlo Lorenzini, è l’opus maior del maestro che ci ha repentinamente lasciati regalandoci però la più bella favola del mondo rivisitata dal suo genio artistico che ancora di più la rende immortale.