Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli
Il Rigo Musicale, 01-11-2007, Daria Domenici
Terminata la tappa estiva di Orvieto, la mostra su Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli si è spostata a Firenze (12 luglio - 14 ottobre), nella deliziosa cornice di Villa Bardini. La villa, costruita intorno al 1641 su un preesistente impianto medievale e denominata, per la sua particolare posizione panoramica, Villa di Belvedere, ha riaperto i battenti dopo quasi mezzo secolo di abbandono grazie a un restauro completo, intervenuto in seguito alla ristrutturazione del giardino. Proprio in alcune sale della villa è stata allestita la mostra - arricchita di alcuni quadri rispetto a quella di Orvieto - su Vincenzo Cabianca, il pittore veronese considerato uno degli artefici della rivoluzione dei Macchiaioli toscani. In esposizione un centinaio di opere - non solo di Cabianca, ma anche di altri Macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Cristiano Berti - che sono state sistemate nel rispetto dell’ordine cronologico: dai primi anni fi
orentini, di sperimentazione della macchia, al periodo aureo, vissuto da Cabianca e dai suoi colleghi soprattutto in Liguria e in Versilia, fino agli anni romani, durante i quali il pittore scelse nuovi temi, nuovi luoghi e riscoprì la tecnica pittorica dell’acquerello. Le ultime due sezioni, invece, abbandonano il percorso cronologico, hanno voluto enucleare due temi della produzione di Vincenzo Cabianca: i quadri raffiguranti le monachine e la vita dei chiostri e quello raffiguranti scorci di Venezia, nella quale il pittore frequentò l’Accademia di Belle Arti durante gli anni giovanili. La mostra ha cercato di mettere in luce «i meriti sperimentali di questo Macchiaiolo della prima ora, audace e risoluto, al quale si è perdonato di aver dato voce alla propria inquietudine spirituale», come ha affermato l’ideatrice e curatrice della mostra, Francesca Dini. L’esposizione, nonostante le dimensioni non ampie, è sicuramente r
iuscita a gettare luce su un artista non sempre apprezzato, esponendo quadri provenienti da collezioni private e che non venivano esposti da lungo tempo, anche grazie alla disposizione delle opere, che in alcuni casi ha permesso di ammirare affiancate due diverse realizzazioni dello stesso soggetto, dove la prima era studio preparatorio per la seconda. Alla mostra piacevole nel suo insieme (più riuscite le opere di Cabianca di piccole dimensioni e i bellissimi paesaggi, rispetto ai grandi dipinte raffiguranti persone), è da imputare forse un’unica piccola carenza: la preparazione di cartelloni scarsamente esplicativi. Di ottima fattura invece il catalogo edito da Pagliai Polistampa: un’opera davvero pregevole, che introduca alle splendide riproduzioni dei quadri esposti a Firenze con alcuni saggi di Francesca Dini, Maria Flora Giubilei, Carlo Sisi, Pier Andrea De Rosa e Paul Nicholls, che ben illustrano il percorso artistico e personale del pittore veronese.