"CABIANCA E LA CIVILTÀ DEI MACCHIAIOLI" INAUGURA A FIRENZE LA RESTAURATA VILLA BARDINI
Aise, 17-07-2007, ––
FIRENZE aise - Si è riaperta a Firenze la Villa Bardini, situata all’interno del centenario Giardino Bardini, recentemente restaurata e restituita al suo antico splendore grazie al contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. La Villa, dopo quasi mezzo secolo di abbandono, il 12 luglio scorso ha inaugurato la sua attività espositiva ospitando la mostra di Vincenzo Cabianca, pittore veronese da sempre considerato uno degli artefici della rivoluzione dei macchiaioli toscani, a cui viene finalmente dedicata una mostra personale. La mostra fiorentina "Cabianca e la Civiltà dei Macchiaioli", che comprende un centinaio di opere di Vincenzo Cabianca a cui si affiancano circa 25 dipinti di altri artisti macchiaioli quali Telemaco Signorini, Giovanni Fattori e Silvestro Lega, segue la prima tappa orvietana che si è chiusa il 1° luglio, ma rispetto alla quale a Firenze si è arricchita di altre importanti opere dell’artista veronese - quali la grande tela de "I novellieri fiorentini" di Palazzo Pitti, la "Scena medievale" e "Le monachine in riva al mare" entrambe provenienti dalla Galleria Civica d’arte Moderna di Milano, le bellissime tele "Al sole", "L’acquaiola" e "Il Boccaccio" da collezioni private - e di altri maestri macchiaioli come il dipinto "Giovani pescatori" di Telemaco Signorini e "Riunione di contadine" di Cristiano Banti. Allestita sino al 14 ottobre, la mostra è promossa e prodotta dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ed è posta sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Comune di Firenze. La curatela della mostra è affidata a Francesca Dini che, coadiuvata da un autorevole comitato scientifico, rico
struisce il percorso formativo e pittorico di Cabianca, con ricchezza di dipinti anche inediti, offrendo così al visitatore l’opportunità di conoscere l’esperienza di un singolo artista e le sue scelte estetiche attraverso la vicenda dei Macchiaioli come movimento artistico di gruppo. A partire "Dalla maniera lombarda al quadro di storia antica", la prima sezione della mostra nella quale si potranno ammirare dipinti noti come "L’abbandonata" o inediti come "Vendemmia in Toscana", presentati unitamente a quadri degli Induno e alle opere di soggetto antico dipinte da Cristiano Banti, Giovanni Boldini, Giuseppe Abbati, per ricreare il clima di ricerca condiviso con i compagni macchiaioli sin dai primi anni fiorentini. Le testimonianze degli anni delle audaci sperimentazioni della "macchia" che Cabianca condusse con Banti e Signorini in Liguria e nella campagna toscana di Montemurlo tra il 1859 e il 1862, che culminarono nel celebre capolavoro "Il mattino" e nei "Marmi a Carrara Marina" non più visto da quasi un secolo, introducono agli anni aurei della "macchia", risultanza del momento centrale del sodalizio con gli amici macchiaioli nella campagna fiorentina di Piagentina e nei paesaggi marini di Castiglioncello e della Versilia. Ne sono testimonianza in mostra capolavori noti quali "Spiaggia a Viareggio" e "Un bagno fra gli scogli", recentemente restaurato. Lo splendido "Ritorno dai campi" del 1862, non più esposto da decenni, è il dipinto chiave attorno al quale s’incastonano purissime predelle con scorci di campagna toscana, inediti o non più visti da tempo, unitamente a straordinarie opere di Nino Costa ("Giardino fuori porta San Frediano"), Silvestro Lega ("Orti a Piagentina"), Banti ("Ritorno dalla mes
sa") e Signorini ("Crocchio di donne sulla strada di Settignano"). Cabianca, dopo il suo trasferimento a Roma avvenuto nel 1870, effettuerà diversi viaggi nella campagna romana, ma anche a Ischia, in Liguria, a Venezia e a Castiglioncello. È un continuo peregrinare alla ricerca degli effetti di luce che egli poi renderà con straordinario vigore nelle sue tele. È il momento di "Strada a Palestrina" e "Nettuno", opere che si relazionano con i contemporanei dipinti di Signorini e Costa. Gradatamente l’ispirazione malinconica di Cabianca si arricchisce di motivi spiritualistici, in consonanza con il clima generale degli ultimi due decenni del secolo: ne nasce uno splendido capolavoro quale "Nevi romane". In questa sezione viene inoltre presentata l’attività di illustratore svolta da Cabianca per D’Annunzio, con l’esposizione di una rara edizione dell’Isotta Guttadauro. La mostra si chiude con opere che rappresentano due temi fondamentali della produzione di Cabianca, la poesia dei chiostri e Venezia, con opere che evidenziano l’evolversi del percorso dell’artista verso espressioni pittoriche pienamente novecentesche. A Vincenzo Cabianca, sebbene sempre ben rappresentato nell’ambito di mostre collettive dedicate ai Macchiaioli, è dal 1927 che non era stata dedicata una mostra monografica, una grave lacuna ora colmata, non solo con la mostra fiorentina ma anche con un altro importantissimo traguardo che questa mostra si è posta: la realizzazione di una pubblicazione con importanti aggiornamenti per gli studi sul pittore, un catalogo edito da Pagliai/Polistampa ricco di apparati e di documentazione che perviene dagli eredi, depositari di un ampio carteggio in larga parte anche questo inedito. (aise)