Maria Maddalena de’ Pazzi, successo anche per la mostra
Toscana Oggi, 15-07-2007, Marco Predieri
Chiude il 20 luglio l’esposizione allestita in Seminario. Le opere torneranno nel monastero carmelitano di CareggiUna partecipazione così ampia e calorosa ha sorpreso persino i promotori. Firenze ha dunque riscoperto la sua Santa, o meglio la sua ultima santa (dopo di lei nessun altro fiorentino è ancora salito alla gloria degli altari): Maria Maddalena de’Pazzi. Le manifestazioni per il quattrocentesimo anniversario della morte sono state seguite da migliaia di cittadini, coinvolgendo inaspettatamente anche i turisti. La mostra a lei dedicata, presso il Seminario Arcivescovile di Firenze, nei locali che furono un tempo il primo monastero delle suore carmelitane, Santa Maria degli Angeli in San Frediano, dove Maria Maddalena vestì il velo monacale, trascorrendovi la clausure, ha riscosso il favore di un pubblico numeroso e vario, dove fiorentini e turisti si sono incontrati, incrociando scolaresche e studiosi. L’interesse dunque per questa figura come del resto per le pregevoli opere esposte che la raffigurano, o comunque ne testimoniano la vita e le estasi, è andato crescendo e ancora in questi ultimi giorni di apertura (la mostra chiuderà il 20 luglio) il flusso dei visitatori è costante. «Pur essendo fuori dal circuito turistico tradizionale – sottolinea il curatore Pietro Pacini – abbiamo avuto un discreto afflusso e molte sono state le presenze anche degli stranieri, inglesi e americani prevalentemente. Del resto il Seicento italiano è un periodo della storia dell’arte particolarmente apprezzato dagli studiosi d’oltralpe. Tra i
visitatori va sottolineata la presenza di Miles Chappel, uno dei massimi esperti di questo secolo, che per altro si è a lungo trattenuto con Marco Chiarini sulla possibile attribuzione di un’opera esposta, riconducibile all’ambito dei Sagrestani, ma d’incerta mano, se del maestro o di un suo allievo come poteva essere Matteo Bonechi o Ranieri del Pace». La mostra è concepita in due momenti precisi, la pittura della controriforma, precedente alla canonizzazione di Maria Maddalena, dove la Santa viene rappresentata con sembianze austere e le opere risultano semplici, accessibili, raffiguranti l’essenzialità del soggetto, con l’invito evidente alla preghiera e alla meditazione, e una seconda sala, dove invece sono esposte opere successive al 1626, anno della beatificazione, e al ’69, quello della, canonizzazione. Le stesse esigenze dalla Chiesa sono a questo punto cambiate, l’istituzione ha bisogno di riaffermare la propria forza e magnificenza, anche nei confronti delle nascenti chiese protestanti, e anche la pittura si muove nella medesima direzione, facendosi più ricca ed espressiva, mentre il volto di Maria Maddalena assume nelle opere l’espressione della beatitudine. Lo stesso Francesco Curradi, considerato il ritrattista ufficiale della Santa, cambia in tal senso le proprie raffigurazioni. Suo fu già il primo ritratto di Maria Maddalena dopo la morte, commissionatogli dal di lei padre confessore. In mostra vi è così il primo e l’ultimo ritratto di coloro che ebbero modo di vedere la Santa: Santi di Tito, che la raffigu
rò in abiti borghesi, appena entrata in convento, per la famiglia de’Pazzi, che mal si era rassegnata alla clausura di quella figlia tanto amata, e il Curradi, che ebbe modo di vederla, e tracciare uno schizzo del volto, sul letto di morte. La maggior parte delle opere esposte appartengono al monastero delle Carmelitane di Careggi, dov’è anche conservato il corpo della Santa, ed erano dunque inaccessibili agli esterni. Con la chiusura della mostra almeno cinque o sei dei quadri più preziosi e significativi troveranno spazio nella chiesa del monastero, dunque saranno esposti al pubblico. L’interesse verso Maria Maddalena de’Pazzi sta trovando uno slancio proprio in questi ultimi anni, con la pubblicazione di opere biografiche e la stessa riscoperta delle sue lettere, dettate alle consorelle. Un’edizione completa è adesso pubblicata a Firenze da Nerbini. Tra le pubblicazioni segnaliamo anche quelle di Nicola Gori, per la San Paolo, di Paola Moschetti (Feeria) e della suora carmelitana polacca Maddalena Oreskava. In Francia è il carmelitano Gianfranco Tuveri a curare proprio in questi giorni una tradizione in francese delle lettere dettate da Maria Maddalena, mentre Paola Moschetti e Padre Emanuele Boaga stanno completando una trasposizione in italiano corrente dei sette volumi che costituiscono il «corpus» maddaleniano, che sarà pubblicata dai carmelitani di Roma. La mostra è aperta ancora per pochi giorni, fino al 20 luglio, dal martedì al venerdì (10-12,30 e 16-18,30) e sabato e domenica (10-13); chiusa il lunedì.