Scopriamo un maestro della macchia
Il Giornale della Toscana, 12-07-2007, ––
Silvestro Lega impazza a Forlì. Cézanne - con Van Gogh, Matisse e Fabbri - spopola a Palazzo Strozzi. Adesso Cabianca e i macchiaioli "invadono" la rinnovata Villa Bardini. Il mondo dell’arte guarda con vivo interesse l’Ottocento, foriero talvolta di novità e sorprese.
Appartiene a quest’ultima categoria la gran parte delle opere che costituiscono la mostra proveniente da Orvieto, dal titolo Cabianca e la civiltà dei Macchiaioli, che si apre oggi e prosegue fino al 14 ottobre. Esposti, nelle sale del secondo piano della villa da cui si gode di un panorama mozzafiato, ci sono circa cento dipinti che testimoniano il percorso vitale e artistico di Vincenzo Cabianca, nato a Verona nel 1827 e morto a Roma nel 1902. Come ha detto la curatrice, Francesca Dini, "fino a oggi si conoscevano circa 10 opere di Cabianca, che comunque ha rappresentato una delle menti propositive dei Macchiaioli. Non solo: se da una parte la mostra fa conoscere i 9/10 dell’opera di Cabianca, dall’altra il catalogo Polistampa rappresenta un punto d’arrivo nello studio dell’opera del pittore veronese.
I Macchiaioli furono il più importante movimento pittorico dell’Ottocento - ha aggiunto la Dini - capace di rapportarsi al Rinascimen
to, con aspettative filosofiche, politiche e sociali. I Macchiaioli erano lo specchio dell’Italia del 1860, caratterizzati dall’attenzione verso aspetti e paesaggi insoliti, scoprendo la natura, proponendo la pittura come linguaggio elementare che coglieva il vero". La mostra - che esce dalla collaborazione tra l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto - mette insieme le opere di Cabianca e altre 25 che portano la firma di altri artisti macchiaioli, tra cui Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Cristiano Banti e Nino Costa. Inoltre, rispetto alla "tappa orvietana", si arricchisce di altri dipinti di Cabianca tra cui I novellieri fiorentini, la Scena medievale, Le monachine in riva al mare e alcune bellissime tele come Al sole, L’acquaiola e il Boccaccio. La parabola artistica di Cabianca - come si comprende dal percorso espositivo - si compone di vari momenti, perché dopo gli esordi veneti, nel 1853 si spostò a Firenze risentendo quasi subito dell’influenza degli amici macchiaioli: Signorini e Borrani innanzitutto. Un altro momento importante è quello che segue il suo trasferimento a Roma (1870), con i numerosi viaggi in Italia e all’estero e la fondazione della
Società degli acquerellisti nel 1876, tecnica per la quale si fece apprezzare anche da Gabriele D’Annunzio. La mostra si snoda attraverso 6 sezioni - Dalla maniera "lombarda" al quadro di storia antica, La sperimentazione della "macchia", Gli anni aurei della "macchia", Gli anni romani, Poesia dei chiostri-Le monachine, Venezia - presentando alcuni veri capolavori come le due versioni de L’abbandonata (1858), Marmi a Carrara Marina (1861), Le monachine (1861), Canale della maremma toscana (1862) che risente delle influenze francesi e Ritorno dai campi (1862). Erano esattamente ottanta anni che non veniva organizzata una mostra su Cabianca, per cui questa iniziativa colma un’evidente lacuna e dà una nuova e approfondita lettura di uno dei suoi artisti più caratteristici.
Tra l’altro la Villa Bardini - immersa in un parco di rara bellezza che pare rinato dopo quasi mezzo secolo di abbandono - è destinato a diventare un nuovo centro espositivo e culturale di primaria importanza per Firenze: la mostra che si apre oggi trova spazio negli ambienti destinati alle esposizioni temporanee che si aggiungono a due nuovi musei: uno dedicato al pittore Pietro Annigoni, l’altro con gli "abiti-sculture" della collezione Roberto Capucci.