Il maiale dall’arista allo zampone
Toscana Oggi, 08-07-2007, ––
Come si collega l’ottava rima, l’arte del contado, il teatro e la poesia in vernacolo al maiale? Alessandro Bencistà, noto studioso di tradizioni popolari, fino a oggi non si era mai occupato di suini ma l’editore Pagliai di Polistampa ha subito apprezzato un suo lavoro per così dire "anomalo", che giaceva almeno da una decina di anni nel cassetto e che è andato a arricchire la collana "Toscani super Doc" dedicata al recupero della cultura popolare e già segnata dai successi di "A Firenze si parla così" di Renzo Raddi e "Fiorentinismi soliti usarsi dalla bassa gente" di Giovanni Valdré. Con un’antologia letteraria in prosa e in rima e la versione integrale de "L’Eccellenza et trionfo del porco" di Giulio Cesare Croce, "Il maiale dall’Arista allo Zampone" consta di 184 "gustose" pagine illustrate da vecchie immagini devozionali, santini d’epoca e riproduzioni di statuette votive che una volta erano appese in ogni stalla. È il sapore antico della campagna toscana, sapore di terra e di prodotti ruspanti, di poesia popolare e di storie veriste che hanno interessato subito la casa editrice; una
mescolanza di temi che andrebbero proposti uno alla volta tanto è vasta la materia; ma il punto di convergenza che accomuna tale varietà è lui, il divo, il maiale appunto. E divo significa divino, come Maia, la più bella delle sette Pleiadi, che amata da Zeus generò Ermes. I romani le consacrarono il mese di maggio e le sacrificavano suini che, per questo, furono poi detti anche maiali. Del porco in questo volume c’è tutto: le razze, la macellazione, i tagli, gli insaccati, le ricette più popolari, da quelle del romano Apicio fino al Pagni di Greve, passando attraverso Franco Sacchetti e Luigi Pulci. La tradizione fiorentina prevale, specialmente nelle variazioni sul tema in poesia, quasi sempre giocosa, in cui si sono cimentati i letterati della "piccola antologia porchesca" proposta da Bencistà, una delle parti più godibili: Anton Francesco Grazzini, Domenico Somigli, Pirro Giacchi. L’antologia è chiusa da "Canituccia", lo struggente racconto verista di Matilde Serao. Ma Bencistà, nato a Greve in Chianti nel 1941, insegnante nella scuola pubblica dal 1964, ha voluto coronare il suo lavoro con un altro gioiello d
ella letteratura popolare, la versione integrale de "L’Eccellenza et trionfo del porco", discorso piacevole di Giulio Cesare Croce, il cantastorie bolognese conosciuto soprattutto per "Le sottilissime astuzie di Bertoldo". Questo testo, finora molto difficilmente reperibile, fu pubblicato nel 1594 a Ferrara. Si tratta di una divertente opera in prosa e versi nella quale si imita con sottile e garbata ironia lo stile pedante e retorico degli eruditi del tempo, con le loro accademie, le disquisizioni ampollose sugli argomenti più strani e desueti. Colpisce l’arguzia con cui l’autore si muove in una materia così popolaresca, inventando uno spessore culturale che si potrebbe addire a temi ben più elevati. Particolarmente piacevoli ad esempio le buffe citazioni di autori inesistenti, utilizzate per nobilitare le sue strampalate fantasie, le citazioni "dotte" in latino maccheronico del tipo "Medium est stare a casa voltare l’arrostum" e infine le improbabili etimologie: "se vi piace accettatela, sennò trovatela voi", sottolinea anticipando di circa due secoli e mezzo un’espressione similare del Tommaseo.