Maddalena de’ Pazzi. Reliquie, dipinti e mistica
L’Eco di Bergamo, 11-06-2007, Gian Luigi Zucchini
Sulla lunetta della porta principale della cattedrale di Santa Maria del Fiore in Firenze, un mosaico di Niccolò Barbarino raffigura Cristo in trono tra i santi protettori della città. Sulla destra si nota una suora, che quasi sempre viene confusa con santa Chiara, o santa Caterina, o santa Teresa, che peraltro nulla hanno a che vedere con Firenze. Invece si tratta di suor Maria Maddalena de’ Pazzi, nata e morta in Firenze tra il 1556 e il 1607.
Appartenente ad un ramo collaterale della nobile famiglia de’ Pazzi, Caterina (questo era il suo nome prima della vestizione monacale) ha la sua prima esperienza mistica a dodici anni. Entrata giovanissima nel Carmelo, fa la professione di fede il 27 maggio 1584, in un momento di grave malattia e pressoché in punto di morte, prendendo il nome di Maria Maddalena del Verbo Incantato.
Guarita quasi miracolosamente, vive il resto della sua vita nel convento carmelitano di Santa Maria degli Angeli, oggi seminario arcivescovile, dove è allestita la piccola ma assai suggestiva mostra «Maria Maddale
na de’ Pazzi. Santa dell’amor non amato», in occasione del IV centenario della morte (Lungarno Soderini, 19, fino al 20 luglio. Catalogo Pagliai Polistampa).
Tra alcune reliquie ed oggetti che testimoniano momenti salienti della sua vita, vi sono diversi dipinti che scandiscono il ruolo e l’importanza che ha avuto questa figura di mistica subito dopo la sua morte e nei tempi successivi.
Sono raffigurate scene che caratterizzano i momenti salienti del suo itinerario ascetico, le sue visioni, il suo amore intenso per il Cristo crocifisso, in un momento particolarmente delicato per la Chiesa e l’intera cristianità. Sono gli anni della Riforma protestante e della Controriforma cattolica, ed anche la pittura segue i dettami del Concilio di Trento, che raccomandava la massima compostezza nelle opere d’arte, le quali dovevano testimoniare pietà e suscitare elevazione d’animo e pensieri di forte sentimento religioso.
E nelle opere presenti si sottolinea proprio questo raccolto e nel contempo ardente sentimento di fede, che an
imò la santa e che trapela poi anche negli scritti che le consorelle andavano via via raccogliendo, nei vari momenti di crisi mistica in cui Maria Maddalena, librandosi anche nell’aria, parlava o testimoniava la sua fede in Cristo che essa dolorosamente credeva non sufficientemente amato.«O anime create d’amore e per amore, perché non amate l’Amore?», era l’insistente monito che scaturiva dal suo tormento ascetico, nell’intenso desiderio anche di una purificazione della Chiesa, argomento sul quale, come Caterina da Siena, scrisse pure lettere indirizzate al Papa. L’itinerario religioso ed artistico relativo a questa santa può essere poi continuato in diversi luoghi, in particolare nella chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi in Borgo Pinti, in cui vi sono diverse opere pittoriche anche di grande qualità riferite ad episodi di vita della Santa, e nel convento di Careggi, dove è conservato in un’urna il suo corpo incorrotto, mentre il catalogo riporta ampiamente notizie di lei e del suo tempo.