Ma quella Vergine non è templare
Avvenire, 28-06-2005, Roberto Beretta
IL CASO
Uno studioso fiorentino lancia una lettura esoterica delle «Madonne del parto», come icone cifrate di una setta segreta cui appartenne anche Dante
I documenti lo smentiscono, ma ormai anche la Toscana può vantare il suo piccolo «Codice»: quello di Piero della Francesca...

Un dipinto. I Templari. Boccaccio anziché Leonardo. Un segreto esoterico che la Chiesa tenta di nascondere... Ecché, spunta un nuovo Codice da Vinci all’ombra di Santa Maria del Fiore?
Beh, se fosse, lo sarebbe soltanto in sedicesimo: date le scarne dimensioni (38 pagine) dell’opuscolo che l’architetto fiorentino Renzo Manetti ha scritto per Polistampa col titolo assertivo de Le Madonne del parto. Icone templari. Ampiezza però inversamente proporzionale al clamore che il testo ha suscitato, per ora soprattutto in Toscana.
La tesi di Manetti, che gli ultimi lavori accreditano come studioso di esoterismo fiorentino, prende le mosse da una «Madonna incinta» attribuita a Taddeo Gaddi e conservata nella chiesa di San Francesco di Paola nella parrocchia di Bellosguardo, sulle colline d’Oltrarno del capoluogo toscano. Di quella tipologia iconografica - misteriosa sì, ma anche largamente studiata, a partire dalla somma «Madonna del Parto» di Piero della Francesca - Manetti fornisce un’interpretazione simbolico-esoterica: il libro chiuso che le Vergini tengono in mano, ad esempio, sarebbe «la Sapienza... non ancora manifestata»; mentre i colori bianco e rosso delle vesti (che «nell’alchimia contraddistinguono le due fasi più importanti» della trasmutazione della materia) vengono letti come segno della setta dei Fedeli d’Amore, cui è vecchia e dibattuta storia che sia appartenuto Dante - Beatrice non era altro se non «gnostica Sophia» - e che secondo l’autore ebbero legami coi Templari.

Per giunta le «Madonne del Parto» compaiono in Toscana «poco dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio, avvenuta nel 1312». Il dato serve perché, in un tripudio di influssi catari e manichei di derivazione iranica, collegamenti con i «mistici persiani», «tradizione ermetico-gnostica», «influenza cabbalistica» ebraica, si faccia strada una teoria che meriterebbe invero appoggi storici ben più solidi di una vaga analogia di colori: i Templari - definiti «uno d egli anelli di congiunzione
fra la mistica islamica, l’esoterismo ebraico e la spiritualità occidentale intrisa di gioachimismo profetico», «crogiuolo della sintesi feconda fra l’Oriente e l’Occidente» - sarebbero sopravvissuti nei Fedeli d’Amore e la loro sapienza si espresse con linguaggio cifrato prima nelle poesie dello Stilnovo e poi nei dipinti di Botticelli (poteva mancare il più «esoterico» dei pittori?!), è passata agli umanisti attraverso un cripto-templare Boccaccio, avrebbe influito persino sulla cupola del Brunelleschi in Santa Maria del Fiore e comunque impregnò di significati segreti il canone delle Madonne incinte.
In particolare quella di Gaddi, la quale sarebbe appartenuta in origine a una chiesa "templare" sui colli fiorentini e poi passò alla sede attuale attraverso la congregazione dei Girolamini: guarda caso, nata appena dopo la soppressione dei cavalieri del Tempio... Sintetizza insomma in un’intervista lo stesso Manetti (che ipotizza addirittura il trasferimento in Toscana delle ceneri dell’ultimo Gran Maestro templare, Jacques de Molay, bruciato sul rogo a Parigi...): «Queste Madonne rappresentano le confraternite templari costrette a nascondersi, e la sapienza segreta che custodivano... aspettando una nuova èra di tolleranza».

La costruzione è suggestiva, non c’è che dire, se non fosse che dietro diverse supposte coincidenze non presenta in realtà molti appigli documentali. Di certo ha rovinato i sonni all’attuale parroco di Bellosguardo, don Giovanni Alpigiano, costretto a rintuzzare le visite di strani turisti in cerca di rovine templari. Proprio come un antico cavaliere, il sacerdote ha incrociato allora con l’architetto esoterista le lame del dibattito su vari giornali toscani. Ultimamente, poi, ha affidato la sua risposta a un saggio di 15 pagine che apparirà in un prossimo numero della rivista teologica diocesana e che confuta in parecchi punti la congettura manettiana.
Anzitutto non esiste certezza tra gli storici sulla data di n ascita dei Girolamini, né sul luogo del loro «stanziamento iniziale» (che potrebbe essere stato addirittura nel senese); non è detto poi che il loro fondatore fosse un Templare - come asserisce Manetti con illazione tutta da verificare - né, per dirla tutta, che la confraternita avesse davvero legami coi cavalieri del Tempio; anzi «sem
bra poco plausibile che il vescovo» fiorentino del tempo, «uomo severo» e ortodosso, abbia approvato (come di fatto fece) i Girolamini sapendo che proseguivano l’attività di un ordine appena soppresso dal Papa... Inoltre «scavi effettuati in questi anni» a Bellosguardo «non hanno messo in luce nessuna struttura architettonica di chiesa o monastero preesistente», mentre la famosa Madonna del Gaddi si sa benissimo donde provenga: non da una presunta cappella templare, bensì da una chiesa cittadina demolita alla fine del Settecento, come provano diversi documenti d’archivio.

Anche il vero significato simbolico delle Madonne del Parto è del tutto diverso: si tratta dell’affermazione iconografica del concetto teologico dell’incarnazione, contro le ricorrenti eresie catareggianti avverse alla materia, e il libro chiuso è appunto un ulteriore indice del Verbo che si sta facendo carne. Insomma, «nessun segreto arcano», anzi - sostiene don Alpigiano - «si deve porre molta attenzione a voler riscrivere la storia dell’arte o della letteratura attraverso piste unicamente esoteriche».
L’architetto Manetti però non se ne dà per inteso, annuncia un altro libro e controreplica via Internet a un precedente intervento del sacerdote: se i documenti provano il contrario, tanto peggio per loro. Vuol dire che «per una rara confluenza di correnti spirituali l’icona ha raggiunto infine la casa che le era destinata»... Del resto, «la provenienza della Madonna ha poca importanza», dato che è comunque «riferibile al mondo simbolico e mistico di Dante, Petrarca, Boccaccio».

E poi «le Madonne del Parto sembrano indicare una comunità che è costretta a mantenere segreta la propria Sapienza. Questo non vuol dire che queste icone siano sinonimo di eresia, ma che rappresentino anzi la parte teologicamente all’avanguardia della Chiesa, che ieri come oggi è sempre costretta a difendersi dalle accuse dei settori più timorosi e ignoranti. Si tratta di quel "resto di Israele", di quella linfa mistica, che rinnova nei secoli questa grande istituzione». E se questa non è la vecchia teoria della minoranza di «illuminati» o «iniziati» tanto cara agli gnostici (e ai fanatici di Dan Brown)... Gli ingredienti dunque ci sono: che il «codice di Piero» (inteso nel senso della Francesca) cominci.