Macchiaioli alla ribalta
Il Giornale, 03-05-2007, Pier Francesco Listri
Una stagione di primissimo piano, esaltata da nuove ricerche e interessanti prospettive critiche. Presto a Firenze una mostra su Vincenzo CabiancaCome stanno tornando alla ribalta i Macchiaioli. Ci tornano nel crescente apprezzamento della critica internazionale; nel gusto del pubblico, alto e minuto, nel circolo degli eventi culturali e delle mostre nazionali. Due mostre di gran lusso sono ora aperte e ci riguardano. Quella di Silvestro Lega a Forlì e quella di Vincenzo Cabianca, aperta fino a luglio a Orvieto e da luglio a ottobre a Villa Bandini a Firenze. Il primo era emiliano, il secondo veneto, ma fu Firenze, attorno al celebre Caffè Michelangelo loro culla e lo scenario (che si ritrova nelle incantate tele). Perché tanto revival, di cui le mostre dette sono fra le maggiori? Forse una doppia ragione di critica e di gusto. Resta oggi finalmente assodato che il movimento macchiaiolo, a metà Ottocento, fu il più importante evento artistico italiano (accanto alle scuole lombarda, veneta, romana e napoletana, ma tutte inferiori), addirittura antecedente e non p
oi così inferiore (ma certo inferiore) alla suprema stagione degli Impressionisti francesei (Fattori e Cézanne sono stati di recente ravvicinati). Quanto al gusto di larga parte del pubblico, da un lato c’è il piacere di ritrovare benissimo illustrata una stagione di storia patria non secondaria; dall’altro contribuisce forse la fuga e la delusione da un’arte odierna, figlia più di escogitazioni e di avvenirismo d’accatto, che non riesce a esprimere la realtà, fatta di suggestioni e problemi. Di certo la tenace pregiudiziale del presunto provincialismo macchiaiolo pare superata, grazie anche alle nuove ricerche e prospettive critiche affidate agli imponenti cataloghi di queste mostre (si veda il catalogo di Cabianca, redatto da Francesca Dini ed edito da Polistampa). Dunque a luglio gran mostra di Cabianca a Firenze, pittore che ebbe vari periodi della sua vita di veneto, stanziale per qualche tempo a Roma e poi a lungo accasato a Firenze: c’è il risaputo pittore delle "monachine", ma agli esordi il periodo romantico e patetico ("L
’addio", "L’addolorata"); ci sono le opere romane e i paesaggi toscani di mare e fiorentini di città e campagna. Un’opera imponente che corre gli oltre novant’anni di un’esistenza piena (1827-1920). Cabianca fu il più gentile e forbito, ma anche il più assoluto macchiaiolo al cui movimento aderì fra i primi per staccarsene negli anni romani verso un paesismo di diverso conio. La celebre tela "La guardiana di porci" fu intesa quasi come un manifesto, con i suoi violenti stacchi di scuro e di chiaro, dell’intero movimento. Leggendari non pochi suoi paesaggi di Montemurlo o di Castiglioncello, ospite del fedele Diego Martelli. Fra le ultime opere conosciutissima tela è "Neve a Venezia". Fu anche raffinato e prestigioso acquerellista; mai dimentico, nella ricerca del vero, come i suoi fratelli macchiaioli, che la pittura deve anche essere poesia. E di tutta quella scuola, certo resta il più poeta, e altissimo pittore, Silvestro Lega troppo oggi ristudiato e visto per riparlarne qui. Ma le due mostre meritano di essere godute.