Avviso di garanzia per Dante
Il Corriere della sera, 24-04-2005, Ermanno Paccagnini
Un titolo, Il libro del chiodo, dovuto al chiodo di ferro sopravvissuto tra i molti apposti sui piatti lignei della legatura di un grosso volume (cm 43x34), a segnare metaforicamente la forza delle condanne ivi trascritte.
Perché è alle sue 160 facciate che, tra il 1268 e il 1379, i guelfi di parte nera hanno affidato le sentenze contro ghibellini e guelfi bianchi: lunghe file di nomi inaugurate da Donato Alberti, Lapo Amoniti e Lapo Biondo, condannati per abuso di fondi pubblici per contrastare la parte
avversa, e chiuse un secolo dopo da Lapo di Castiglionchio, intransigente capo guelfo che la nemesi storica vuole condannato per sospetto ghibellinismo.
Un secolo di storia fiorentina dentro questa singolare anagrafe di presunta criminalità politica, restituito in splendido facsimile dell’originale dell’Archivio di Stato di Firenze sin nella legatura esterna, con trascrizione in edizione critica, esaurienti saggi, indici vari a cura di Francesca Klein e Simone Sartini e introduzione di Riccardo Fubin
i.

Un Libro con un nome su tutti: l’ex priore Dante Alighieri, condannato in contumacia all’esilio il 27 gennaio 1302 per illecite appropriazioni di denaro pubblico al fine di contrastare gli aiuti stanziati a favore del Papa e di Carlo di Valois e per aver favorito i guelfi bianchi di Pistoia (pag.4). Un Dante che torna suo malgrado il 10 marzo 1302 (pag. 15) con altri 14 nomi di processati e contumaci, come lui. A ricordare, il caso di cattura, la loro condanna «al rogo così che muoiano».