Inedito elogio della cioccolata di un chirurgo del ’700
Il Giornale, 09-04-2005, Luigi Mascheroni
Stampato per la prima volta il «Discorso» del medico toscano Antonio Cocchi

Prima di tutto, la pasta ottenuta dal seme del cacao, mescolata con acqua calda, serve a sciogliere gli umori e a rendere più fluida la circolazione. In secondo luogo, le spezie comunemente aggiunte alla preparazione della cioccolata per rendere più gradevole il gusto, cioè zucchero e cannella, sono «due delle migliori droghe d’Oriente». Inoltre non è affatto vero che la cioccolata ha effetti infiammatori, anzi, assaporandola in forma di «freddissimo sorbetto» ha virtù curative e refrigeranti. Ancora: un parco uso nella dieta può servire a combattere la gotta. E infine il suo alto valore nutritivo è utile nei periodi di digiuno (perché, come è noto, liquida non frangunt, cioè i liquidi non interrompono il digiuno imposto dalla Chiesa). E si potrebbe continuare a lungo…

La vexata quaestio sull
e proprietà benefiche o sugli eventuali rischi per la salute umana della cioccolata nasce nel momento stesso dell’arrivo in Europa del seme di cacao, che gli Spagnoli portarono dal Messico intorno al 1528 (il termine cioccolata deriva dalla parola azteca chocohlt, «bevanda degli dei»). Ma fu soprattutto nel ’700 – il secolo che consacrò l’alimento come bevanda delle persone à la page – che in Italia la cioccolata fu al centro di accesi dibattiti, di ordine sia medico, sia teologico. La produzione di saggi, libelli, pamphlet all’epoca fu decisamente consistente, a dispetto del tema apparentemente frivolo.

Fra i tanti scritti, uno dei più curiosi è il Discorso sopra la cioccolata che Antonio Cocchi (1695-1758), insigne medico e filosofo toscano, lesse all’Accademia Fiorentina il 23 luglio 1728 (testo finora inedito, pubblicato oggi da Polistampa a cura di Orsola Gori). Titolare
della cattedra di Anatomia e filosofia nello Studio Fiorentino, chirurgo dell’ospedale di Santa Maria Nuova, massone (fu Venerabile della prima Loggia massonica sorta a Firenze), pubblicista (le sue Effemeridi sono una miniera di notizie sulla vita sociale, culturale e politica del tempo), Cocchi «con filosofico esame» analizza gli ingredienti di cui si compone la cioccolata, spiega le ragioni per le quali la bevanda non può far male, ne elenca le virtù curative.

Per giungere alla conclusione che di fronte a quanti ancora dubitano della bontà della cioccolata «v’è l’universale approvazione della più delicata e più savia parte del genere umano, che già da più d’un secolo continua senza verun timore a cercare in essa il più pronto ristoro in ogni tempo e ’l primo ordinario conforto della giornata, sicché ella è divenuta omai la delizia delle men volgari mattutine brigate».