Anna Pampaloni e il suo giorno bellissimo
La Repubblica, 03-03-2024, Lavinia Elizabeth Landi
Pagine scritte, lasciate da parte, poi ritrovate nel dolore e riempite con parole nuove, vissute, anch’esse sofferte. È il percorso che ha fatto il libro intitolato “In un giorno bellissimo”, nella mente e tra le mani della sua autrice, Anna Pampaloni. In poco meno di cento pagine, Pampaloni racconta il percorso travagliato dell’adozione che lei e il marito, Saverio Castrucci, intrapresero negli anni novanta: dai viaggi verso l’orfanotrofio in Romania e lungo le strade di Bucarest, alla burocrazia complessa e infinita, i colloqui con gli assistenti sociali, fino all’arrivo a Firenze, alla nuova vita e i dubbi e le insicurezze. «E se non gli piaccio? Se non gli piacciono le nostr
e gattine? Se non gli piacerà la nostra casa, la sua stanza, il nostro giardino, i nostri amici, i figli dei nostri amici?», si chiede l’autrice. Poi, la crescita del bambino, i giorni dell’adolescenza, gli scogli intrinseci al raggiungimento della felicità; i sorrisi e gli abbracci, l’amore incondizionato. Pubblicato lo scorso autunno con la casa editrice Mauro Pagliai, il libro verrà presentato martedì 5 marzo alle 18 al Conventino caffè letterario, in via Giano della Bella numero venti, con Margherita Ghilardi e Valerio Vagnoli insieme all’autrice, che racconta di aver ripreso a scrivere nella solitudine del lutto, nel settembre 2022, quando la malattia prese con sé il suo comp
agno di vita, con cui aveva condiviso anche il lavoro a Repubblica sin dai primi giorni della redazione fiorentina in via Maggio. Nel libro, l’autrice fa spazio a diversi punti di vista, quesiti umani, esistenziali che riguardano il figlio adottato e i genitori adottivi. Ciò che resiste alle difficoltà e ai silenzi irrequieti, è l’amore che nasce e solidifica, per volontà. L’amore e la cura di Anna e Saverio per il piccolo Iosif, al tempo un bimbo biondo con gli occhi chiari, di soli cinque anni. E poi quello stesso amore e quella stessa cura che ritornano, questa volta nei confronti della mamma, sostenuta nella tristezza dal figlio oggi trentenne, cresciuto «buono e generoso».