«E poi è arrivato Iosif». Storia di un’adozione felice
Corriere fiorentino, 01-03-2024, Ivana Zuliani
“E poi è arrivato. Iosif è bellissimo. Magro, piccolissimo, capelli biondi e occhi azzurri, incredibile somiglianza con Saverio che noteranno tutti, vola tra le mie braccia un po’ perplesso”. Anna aveva visto Iosif in foto, lo aveva immaginato. Quel giorno di trent’anni fa, in un orfanotrofio di Satu Mare, in Romania, lo ha incontrato, abbracciato, iniziando insieme a lui a riempire la loro “storia senza storia”.
Anna Pampaloni, giornalista fiorentina, quella storia l’ha vissuta e anche scritta: è raccolta nel libro In un giorno bellissimo (Mauro Pagliai, presentazione il 5 marzo alle 19 al Conventino). Racconta la strada che ha portato Iosif, adottato da Anna e dal marito Saverio quando aveva 5 anni, a diventare prima un adolescente, poi un uomo. Il libro l’ha iniziato e interrotto più volte, finché la morte la morte di Saverio l’ha spinta a completarlo. “L’ho scritto per mio figlio e per anche per me, volevo chiudere il cerchio”, spiega. “Quando l’hai senti
to tuo. Quante volte questa domanda che mi ponevano in tanti. Non subito. All’inizio lo consideravo per quello che era. Un bambino in difficoltà sradicato dalle sue certezze, portato via dal posto in cui era cresciuto da due adulti, fatto salire se due aerei e trapiantato in Italia in un posto sconosciuto dove poteva comunicare soltanto a gesti. Qui è la parte difficile di un genitore adottivo. Bisogna mettersi dalla parte del bambino. Non sempre riesce. Spesso ci mettiamo dalla parte nostra”, si legge nel volume.
Anna lo ha sentito suo una sera, un anno dopo il suo arrivo, quando Iosif le chiese se il letto in cui dormiva, che gli piaceva molto, sarebbe potuto durare ancora per tanto tempo, fino alla nascita di suo figlio. “Con la sua domanda esprimeva un desiderio di continuità, di certezze. Lo stesso che provavo io. È stato naturale rispondergli sì”. Ha voluto regalare il libro a Iosif per il suo compleanno, il 31 ottobre: “Alcune cose le ricordava, altre no, ma ha detto che l
eggerlo lo ha molto commosso”. La strada per arrivare a l’adozione è stata tortuosa: la scelta dell’associazione a cui rivolgersi, la voglia di avere subito un bambino, l’attesa di tre anni. “Poi incontri questo esserino che non conosci e lui non conosce te: eravamo disorientati. Quante volte lo abbiamo sgridato senza capirlo, e quante volte abbiamo lasciato correre e non era il caso. Poi abbiamo dimenticato la perfezione, e abbiamo cominciato a fare i genitori. Allora ha funzionato davvero”.
L’autrice si sofferma anche sull’iter che una coppia che vuole adottare un bambino deve affrontare: foglie da compilare, viaggi, interrogatori e domande invadenti a cui rispondere, documenti da presentare, lunghe attese, che fanno nascere dubbi, senso di ingiustizia e di inadeguatezza. Lei ha visto molte coppie arrendersi e tante adozioni non andate a buon fine. Spera che il suo libro possa aiutare dei futuri genitori. “Non scoraggiatevi, noi abbiamo avuto un’adozione felice”.