“Anche una sola goccia rende il mare diverso”
Il Pagliaio, 01-03-2023, Simone Tofani
A partire da questa affermazione, parafrasando la celebre frase di Madre Teresa di Calcutta (“quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”) ha avuto origine nel 2007 il “Progetto Tanzania” dell’allora Società Cooperativa Agricola di Legnaia, che ha visto il sottoscritto responsabile del progetto stesso e capo missione per ben quattro volte in terra d’Africa. Certamente un progetto di promozione sociale, ma ovviamente – vista la peculiarità della Cooperativa e la mia professione di dottore agronomo – anche agricolo, con lo scopo di portare nuove conoscenze e moderne tecniche agronomiche all’interno di realtà locali gestite da strutture religiose. Più volte, parlando in vari consessi dell’iniziativa, ebbi modo di affermare come in questi paesi fosse a mio parere determinante “insegnare a pescare dando la canna da pesca”, piuttosto che regalare tout co
urt il “pescato”, e proprio su questo siamo andati avanti. Del perché proprio la Tanzania è spiegato nel libro Safari n’jema, che ho scritto per lasciare traccia e memoria di qualcosa di piccolo (“una sola goccia”), ma di concreto, che è stato fatto per aiutare i cosiddetti Paesi del terzo mondo e che ancora, a progetto concluso, continua a dare i propri frutti. In un paese tropicale, dove la produzione agricola è legata essenzialmente alle stagioni delle piogge, riuscire ad irrigare – magari con l’irrigazione a goccia – le coltivazioni orticole, significa riuscire a produrre reddito e creare ricchezza, e quindi poter restare invece che fuggire dalle zone più povere per cercare fortuna a Dar Es Salaam, contribuendo ad aumentare così il numero degli indigenti della città più caotica della Tanzania. La Tanzania di oggi non è certamente quella che incontrai a novembre 2007, in occasione della mia prima missione: le vie di comuni
cazione – che allora erano quasi tutte in terra battuta – sono, almeno quelle principali, asfaltate, grazie alle maestranze cinesi, e raggiungere da Dodoma, capitale politica del Paese, Itigi, distante circa 160 chilometri, dove si è sviluppato maggiormente il Progetto, è molto più veloce. Nella capitale è stato inaugurato da poco un aeroporto per voli nazionali. Myjuji, piccolo villaggio vicino a Dodoma, dove si è sviluppata la cantina, è diventato un quartiere residenziale della città. Sono informazioni che ricevo dai miei amici tanzaniani e italo-tanzaniani con i quali sono tutt’ora in contatto e che mi aggiornano anche sull’evoluzione di quanto abbiamo contribuito a far nascere, e che va ancora avanti senza la presenza occidentale. E questo è il grande risultato raggiunto! “Safari n’jema”, buon viaggio dunque, fra le pagine di un libro che racconta una parte di Africa e, almeno per quanto mi riguarda, una grande avventura.