Quando i rancori parlano una lingua universale
Corriere fiorentino, 10-11-2021, Caterina Baronti
In un clima di festa, dopo Pasqua, e di scherzi e battibecchi, quelli di quattro giovani amici, comincia «Il profanatore», secondo romanzo del fiorentino Stefano Cirri (Mauro Pagliai). Mirko, l’osservatore del gruppo, nota che sulla tomba del piccolo Mattia Rastrelli, morto a otto anni, de
i venti palloncini di quattro colori diversi, adesso ce ne sono solo quindici: «mancano quelli arancioni» dice. E così, un piccolo paesino sopra Scandicci, la Montagnola, una frazione immaginaria inventata dallo scrittore, viene agitato dal mistero del profanatore di tombe e da quello dell
amore, che travolge Lorenzo Maggini, il giovane narratore. Un giallo con colpi di scena che vanno contro anche ai motti comuni, infatti in questo caso anche «chi muore, si rivede». Rigorosamente scritto in toscano, Cirri ci ricorda che i rancori e la vendetta parlano una lingua universale.