La sfida del Niccolini. Ritorno al passato per trovare un futuro
La Repubblica, 17-09-2021, Fulvio Paloscia
Avrebbe potuto proseguire il lavoro che il Teatro della Toscana ha lasciato in sospeso. Invece nei tre futuri mesi al timone del Niccolini – in questo momento fuori dall’orbita Pergola – Roberto Toni (già alla guida della sala di via Ricasoli dal 1980 al 1995) ricomincia da se stesso. Dalla memoria che lo lega a quel teatro, dai protagonisti della prosa che furono i punti di riferimento della sua gestione: Carlo Cecchi, Paolo Poli, Paolo Graziosi, Gennaro Cannavacciuolo, Scimone e Sframeli. Il ritorno fa rumore. Perché Toni, che arrivava dal Teatro Regionale Toscano (dove aveva lavorato con Kantor, Ronconi, Castri), al Niccolini produsse spettacoli memorabili firmati dal genio sregolato di Cecchi, collezionando tra l’altro vari Premi Ubu. Personaggio stimato (ma anche tacciato d’essere un impresario vecchio stile nel rapporto “facile” con il danaro), lo ha convocato la famiglia Pagliai della casa editrice Polistampa, attuale proprietaria dell’immobile, per congegnare la ministagione grazie a un progetto speciale approvato e finanziato (con 190 mila euro) dal ministero. In attesa che il ministero stesso ridisegni il panorama teatrale italiano con le regole per il nuovo triennio: da qui l’ingaggio da ottobre a dicembre, poi si vedrà. Toni non poteva rifiutare, anche per sfida a una città «che non è stata generosa né con me né con tanti altri personaggi del teatro, da Poli a Castri, ma che comunque mi appartiene. Per storia e cultura». Molto è cambiato dagli anni della “prima vita” del Niccolini, che divenne una delle anime del fermento culturale cittadino. «Negli anni Ottanta a Firenze c’era un’energia individuale carica di significati e entusiasmi, ma le istituzioni finanziavano solo Comunale e Pergola. Oggi invece si fa una strategia di sistema. Ci stiamo attiv
ando per ottenere fondi dal Comune e dalla Regione, perché senza i finanziamenti pubblici un teatro non vive. E una cosa è certa. Se a gennaio il sipario del Niccolini non si dovesse rialzare, sarebbe un autogol per la città». Toni, i Pagliai, l’assessore alla cultura Sacchi e Marco Giorgetti (rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Teatro della Toscana) sono tutti d’accordo: il rapporto con la Pergola è in uno stato di «sospensione attiva». Con la chiusura del triennio, le relative implicazioni nel bilancio, e le disposizioni ministeriali per quello nuovo, saranno i soci del Teatro della Toscana (che entro il 31 dicembre dovranno anche esaminare l’acquisizione dell’ex cinema Goldoni in via dei Serragli per affidarlo alla scuola di Pierfrancesco Favino) ma anche la proprietà del Niccolini a valutare le eventuali occasioni di rapporti futuri. Intanto l’altra vera sfida – questa sì per niente banale – è riavvicinare il pubblico dopo due anni di lontananza. I tentativi sono tutti in campo: convenzioni con una società di taxi, con un garage della zona, anticipo dell’orario di inizio degli spettacoli serali alle 19,30 «per andare incontro a chi non può fare tardi a teatro, e a chi vuole avere parte della serata libera per la cena e per stare con gli amici». L’apertura, il 4 ottobre, è nel nome di Paolo Poli: Sempre fiori mai un fioraio e l’omaggio di Pino Strabioli alla leggerezza profonda, all’irriverente ironia e alla smisurata cultura di un genio; dal 7 al 10 Volare, tributo a Modugno del poliedrico Gennaro Cannavacciuolo che riapproda a Firenze al grido di «vaccinatevi e teatratevi» rivolto agli spettatori più pigri; dal 15 al 17 ottobre Paolo Graziosi torna nel teatro che lo ha visto protagonista di tanti spettacoli con Primo amore di Samuel
Beckett e il recital Fa male il teatro – ma non le seppie coi piselli, un percorso da Cechov a Campanile (15-17 ottobre). La malattia dell’amore e l’impossibile immunità dalle sofferenze del cuore è il tema di Promenade de Santé di Nicolas Bedos, dal 18 al 21 ottobre, in scena Filippo Timi e Lucia Mascino, regia di Giuseppe Piccioni; dal 5 all’8 Spiro Scimone e Francesco Sframeli (che debuttarono nel 1994 all’ex Teatro del Cocomero nel 1994 con il memorabile Nunzio) sono autori, registi e interpreti di Amore, indagine teatrale sulle relazioni sentimentali tra verità quotidiane e dialoghi surreali. Dal 12 al 16 novembre la prima nazionale di Morirò in piedi dal libro-intervista di Riccardo Nencini, ritratto intimo oltre le ideologie degli ultimi giorni di vita di Oriana Fallaci, la regia è di Roberto Petrocchi, in scena Giulia Weber e Fulvio Cauteruccio. Dal 18 al 20 novembre La lettera di e con Paolo Nani che, come Queneau in Esercizi di stile, racconta la stessa storia in 15 modi diversi. Ettore Bassi è il mitico professor Keating nell’Attimo Fuggente di Tom Schulman dal 25 al 28 novembre, regia di Marco Iacomelli; dal 2 al 5 dicembre l’attesissimo “ritorno a casa” di Carlo Cecchi con un dittico dedicato a Eduardo: Dolore sotto chiave e Sik Sik l’artefice magico, riflessione sul teatro come metafora della vita. Due gli spettacoli che vedono Giancarlo Cauteruccio (regista e interprete) di nuovo su un palcoscenico fiorentino dopo il polemico addio alla città adottiva che lo ha visto nascere e crescere come artista: L’ultimo nastro di Krapp di Beckett (2-5 dicembre) e il suo testo Fame, mi fa fame (10-12 dicembre). Chiusura con Il diavolo e il presepe di e con Sergio Basile, regia di Andrea di Bari (17-19 dicembre) ovvero la festa delle feste raccontata da un diavolo.