Ritratti e voci di gente passata
Il Corriere di Firenze, 27-11-2006, Riccardo Cardellicchio
Giornalista, musicologo, ammiratore di La PiraLeonardo Pinzauti racconta gli anni Sessanta a Firenze e in ItaliaLeonardo Pinzauti ha ottant’anni. Giornalista, firma illustre della critica musicale, ci ha voluto regalare una serie di ritratti della Firenze che fu, accompagnandoli con alcuni editoriali (un tempo si chiamavano fondi o fondini), da lui scritti tra il 1960 e il 1963. In pratica, durante la sua direzione al “Giornale del Mattino”, il quotidiano di ispirazione cattolica, molto vicino alle posizioni di La Pira. Titolo della raccolta “Ritratti e voci di gente passata”.
“Il Giornale del Mattino” ebbe vita travagliata e finì sommerso, quarant’anni fa, dall’alluvione dell’Arno. Nelle figure fiorentine, Pinzauti mette don Bensi, il geometra scrittore Piero Bargellini, liutai come Alfredo Del Lungo e lo Sderci, il violinista Sandro Materassi, il regista Franco Enriquez e il pittore Pietro Parigi. Che ha frequentato e amato.
Nello scegliere i fondini, Pinzauti ha pensato ai comunisti di allora (nel bene e nel male tanto diversi da quelli di oggi) e alla politica dei cattolici, quando la sua ammirazione per l’amatissimo professor La Pira gli fece mettere da parte “la sua pratica di critico musicale”.
Pinzauti ricorda anche la condanna avuta dal tribunale nel 1963 per aver consentito la pubblicazione, nella terza pagina del “Giornale del Mattino”, di un articolo di padre Ernesto Balducci sull’obbiezione di coscienza. Che allora era un problema religioso e legale, perchè in Italia s’era ancora legati al “servizio di leva”. “Ebbene - annota Pinzauti - oggi nel nostro Paese non c’è più nemmeno la ‘cl
asse’ militare e così il sacerdote ebbe una condanna a sette mesi per istigazione alla disobbedienza alle leggi, e io cinque soltanto per la mia ‘macroscopica negligenza’ (come si scrisse nella successiva conferma da parte della cassazione) nel consentire da direttore responsabile la pubblicazione del suo articolo di argomento religioso”.
Nei fondini troviamo temi ancora oggi attuali. Facciamo due esempi.
Il 26 settembre 1961 scrive in “Chi muore sul lavoro”: “Non c’è sciagura che turbi di più di quelle sul lavoro: un uomo parte da casa con un fagotto sotto un braccio (un tegamino d’alluminio che è piatto e gavetta insieme, due fette di mortadella e un po’ di verdura, una boccetta di vino se c’entra), lavora spesso in condizioni di estremo disagio, e una sera non torna. Qualche voltra si è soltanto ferito, e le mogli e le figlie fanno la spola da casa all’ospedale per portargli un uovo o un’arancia; oppure arriva il maresciallo dei carabinieri, o il parroco, o la vicina di casa, e si sparge la tremenda notizia: è morto un operaio, schiacciato, bruciato, colpito nei modi più diversi. È un dramma che si ripete con l’uomo; ma i più umili, di solito, sono i testimoni di questi sacrifici, quasi che a loro soltanto sia toccato in sorte, insieme a una vita spesso priva di agi, un rischio di morte che non è frutto di avventure ma di quotidiana, profonda fatica. Tutti i giorni qualcuno muore sul lavoro...”.
E il 6 luglio 1961 in “Perchè si spara?”: “Ieri in Algeria c’è stata la prevista prova di forza dei musulmani contro la Francia: una prova di sangue e di dolore, con altri morti, troppi perchè si pos
sa ancora una volta ripetere - da parte dei cosidetti benpensanti - che si è trattato della dura necessità di mantenere l’ordine. Ottanta, cento persone uccise per le strade non possono più giustificarsi con la scusa della rivolta e delle necessarie azioni di polizia; perchè chi va a farsi ammazzare, e sa che cosa l’attende, testimonia, non foss’altro, una disperazione che non si sana con le fucilate ma con atti di giustizia”.
Leonardo Pinzauti è fiorentino di Montebuoni. Nel 1944 si diploma in violino al “Cherubini”. Nel 1950 si laurea in Lettere con una tesi sulla storia della musica. È allievo, poi assistente del musicologo Torrefranca. Nel 1949 diventa critico musicale del “Giornale del Mattino”. Nel 1957 passa al giornalismo politico. A Roma, lavora al “Popolo”. Quindi è di nuovo a Firenze per dirigere il “Giornale del Mattino”. Nel 1964 torna a fare il critico musicale. Collabora con l’“Approdo musicale” e diventa titolare della rubrica musicale alla “Nazione” che lascerà nel 2000. Dal 1967 al 1998 dirige la “Nuova rivista musicale italiana”. Dal 1970 al 1992 insegna storia della musica al Conservatorio di Firenze. Dal 1997 al 2002 fa parte della commissione per la musica del Ministero dello Spettacolo. Ha scritto “Gli arnesi musicali”, “Storia del Maggio”, “La musica e le cose”, “Musicisti d’oggi”, “L’Accademia musicale chigiana, da Boito a Boulez”, “Variazioni su un tema”, “Voglia di violino. Cinquant’anni di musica in Italia”, “Pietro Scarpini, da Bach al Novecento”, “Racconti di casa”.
È uno scrivere pulito, quello di Pinzauti, che lascia il segno.