Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno
Corrispondenza, 25-12-2019, Silvano Sassolini
A parte il primo catalogo curato da Luciano Berti nel 1959, sulla basilica delle Grazie abbiamo di volta in volta segnalato quelli di Stefano Casciu (Montepulciano, 1993), di Gabriella Di Cagno (Montepulciano, 2005) e quello curato dall’Ente Basilica (San Giovanni V.no, 2005). Il presente catalogo, sempre curato dall’Ente Basilica Maria Santissima delle Grazie, esce in una nuova veste grafica in occasione dell’inaugurazione dei lavori di ampliamento e nuovo allestimento del museo che si è arricchito di nuove opere mentre altre hanno subito opportuni interventi di restauro. Il lavoro si compone di tre parti: pittura e scultura (a cura di Michela Martini), arredi sacri (Lucia Sacchetti Lelli) e p
aramenti sacri (Lorenzo Pesci). Il punto più alto della rassegna museale è senz’altro l’Annunciazione del Beato Angelico, le fanno corona una ventina di dipinti pregevoli per lo più del Quattrocento fiorentino a testimonianza, come scrive la direttrice del museo Michela Martini, “della ricchezza culturale dell’antica Castel San Giovanni, terra nuova fiorentina vivace e fortemente legata alla sua città madre, alle sue tradizioni e alla sua storia”. Ma anche le sezioni dedicate alle ricche suppellettili sacre, sia manufatti in metallo per le varie cerimonie sia parati di pregio, riservano piacevoli sorprese e mostrano come gli “operai” dell’Oratorio (poi basilica) fossero quanto mai
sensibili al decoro delle celebrazioni liturgiche. Complessivamente sono presentate 73 schede, ciascuna corredata dall’immagine di riferimento, firmate Michela Martini, Lucia Sacchetti Lelli, Lorenzo Pesci, Lucia Bencistà. La tavola dell’Angelico è illustrata da Magnolia Scudieri con una riflessione teologica di Timothy Verdon. Segnaliamo, in vista di una eventuale ristampa, la necessità di riprodurre anche il bel busto in legno rappresentante San Lorenzo (qui stranamente mancante, presente però nell’edizione del 2005). Già oggetto di un valzer di attribuzioni e forse in attesa di nuove, rendiamo almeno giustizia al Santo e al “legnaiolo” che lo scolpì verso la fine del Quattrocento.