Davide Astori, simbolo della morte più ingiusta
Il Mattino di Padova, 28-05-2018, Annalisa Celeghin
«La morte è un imperscrutabile incidente della vita. Spesso è uno strappo senza ragione, avvolto nel mistero. Si potrebbe paragonarlo, per usare una metafora calcistica, a un tackle, se non fosse che un calciatore, il tackle se lo aspetta. La morte no. Specialmente se ti entra nel letto nelle ore che precedono la partita. Inattesa e sinuosa. Senza preavvisi per l’ultima carezza o il congedo prefissato. Da finale di partita ». Inizia così il volume Davide Astori. Ci sono storie che… (Edizioni Polistampa) che i giornalisti Mario Lancisi e Marcello Mancini hanno dedicato a Davide Astori, il difensore della Fiorentina mancato improvvisamente lo scorso 4 marzo durante una trasferta ad Udine. Il funerale di questo giovane calciatore (29 anni appena) è una cerimonia lunghissima
, che ancora non ha trovate un suo termine. Perché lo piange tutta l’Italia, per una fine impietosa, inaspettata, ingiusta.
Perché Astori è diventato il simbolo del destino spietato che si accanisce contro chi meno se lo merita. È diventato una sorta di eroe, che soccombe nonostante il talento, la bontà d’animo, l’energia di chi non ha ancora trent’anni e di mestiere fa l’atleta.
Questo libro racconta di un dolore condiviso, testimoniato dalle tante storie che racconta ma anche dai volti che raffigura: gente comune, tifosi, addetti ai lavori e istituzioni, tutti legati insieme dal filo rosso del dolore e dell’incredulità di fronte ad una morte tanto inattesa. Il referto medico recita «bradiaritmia », che in soldoni significa che il cuore rallenta, ra
llenta, rallenta fino a fermarsi.
Con il cuore di Astori si è fermato anche quello del calcio italiano, ancora sgomento ma pronto, in qualche modo, alla reazione: Cagliari e Fiorentina hanno ritirato la maglia numero 13, che d’ora in avanti non sarà più indossata da altri giocatori; l’allenatore della squadra viola, Stefano Pioli, insieme ad altri compagni, si è fatto un tatuaggio in memoria del compagno scomparso; ancora più tangibile e significativa la decisione della squadra di Firenze di istituire un fondo per provvedere al mantenimento di Vittoria, la figlia di Astori.
È un volume, questo, che celebra la vita oltre la morte: perché la tragedia di uno solo ha unito nel dolore e nella solidarietà non solo la città di Firenze, ma tutto il resto d’Italia.