Il Dio di Michelangelo cinquant’anni dopo
La Nazione, 12-07-2017, Olga Mugnaini
Un Dio fluviale, forse l’Arno, plasmato con argilla e sabbia. Un torso potente a grandezza naturale, con una muscolatura e una verità anatomica che solo il grande Michelangelo poteva restituire attraverso il modellato. E infatti è proprio una scultura autografa del Buonarroti, datata fra il 1526-1527. L’opera, pensata per i monumenti funebri dei duchi medicei nella Sagrestia Nuova della Basilica di San Lorenzo a Firenze, è stata restaurata e presentata ieri dopo tre anni di interventi eseguiti dall’Opificio delle P
ietre Dure. Michelangelo avrebbe realizzato due modelli di terra da presentare all’approvazione dei suoi committenti, i Medici. L’artista cambiò poi idea e rinunciò a inserire gli Dei fluviali. Così la loro esecuzione in marmo non fu mai realizzata. Uno dei due modelli è andato disperso, mentre un altro è sopravvissuto e fu donato da Bartolomeo Ammannati all’Accademia delle Arti del Disegno, che lo ha custodito fino ad oggi.
Dal 1965 la scultura era depositata a Casa Buonarroti ed è qui c
he ora è stata esposta, prima di andare, in autunno, alla mostra sul Rinascimento di Palazzo Strozzi e tornare poi all’Accademia che ne è proprietaria. Il restauro è stato condotto da Rosanna Moradei sotto la guida dell’Opificio e finanziato con 32mila euro della fondazione No profit Friends of Florence, presieduta da Simonetta Brandolini d’Adda. Il capolavoro reso fragile dal materiale deteriorabile in cui è realizzato, è stato sottoposto a una lenta e profonda opera di consolidamento e ripulitura.