L’energia di Michelangelo a difesa di Firenze
Il Tirreno, 21-06-2017, Gabriele Rizza
Quando nel 1494 i Medici furono cacciati da Firenze e fu proclamata la Repubblica che, guidata e ispirata per quattro anni dal Savonarola, era destinata a durare fino al 1512, Michelangelo aveva appena 19 anni. Ne avrà 55 quando il 12 agosto del 1530, al tempo della seconda Repubblica, Firenze assediata capitolava, arrendendosi alle truppe imperiali di Carlo V. La resistenza, in difesa della “dolce libertà” di savonaroliana memoria, era durata dieci lunghi mesi, anche grazie ai bastioni approntati da Michelangelo sulla collina di San Miniato, centro nevralgico della città repubblicana.
Alla sua esperienza di architetto militare, chiamato nel 1528 a fornire pareri e progetti per ammodernare le fortificazioni così da poter resistere all’impatto devastante delle artiglierie imperiali, è dedicata la mostra “Michelangelo e l’assedio di Firenze”, che fin dal titolo esplicita il percorso che si apre oggi a Firenze, nel museo di Casa Buonarroti. Dove, testimoni imperituri del genio e dell’inventiva michelangioleschi, sono conser
vati venti disegni, databili appunto fra il 158 e il 1529, che illustrano le opere destinate a rinforzare le Porte alla Giustizia e al Prato d’Ognissanti, e altri settori strategici delle mura.
Sono fogli «carichi di avvampante furore e dirompente energia», secondo la definizione di Carlo Giulio Argan, che però hanno solo il valore di planimetrie e non di studi preparatori in vista di una futura costruzione, che in effetti ci fu solo in minima parte, vuoi per la spesa che comportavano e vuoi la mancanza di tempo a disposizione. Si preferì così ripiegare su lavori più effimeri ma altrettanto efficaci come i bastioni che sorsero nei punti deboli della cinta muraria trecentesca.
Ordinata da Alessandro Cecchi, l’esposizione di Casa Buonarroti prosegue con una sezione dedicata ai combattenti di entrambe le parti. Così ai mercenari al soldo di Firenze, come i capitani traditori impiccati per un piede, ritratti da Andrea del Sarto, si contrappongono i giovani della Milizia e Ordinanza fiorentina che si distinsero per il loro valore nella d
ifesa delle libertà repubblicane, ripresi sempre da Andrea del Sarto e dal Pontormo. A dar conto di come si combatteva all’inizio del Cinquecento, spiccano la spada col fodero, detta “Katzbelger”, dei lanzichenecchi (presenti anche in una incisione del tempo), un corsaletto da cavallo leggero e un maestoso spadone a due mani.
L’ultima sezione, la più emozionante, è dedicata al connubio fra arte e fede, e in particolare al Savonarola e alla pittura di soggetto religioso che vide la luce durante l’assedio. E allora si possono ammirare, provenienti dagli Uffizi, la così detta “Sacra Famiglia Medici” di Andrea del Sarto, e due splendidi dipinti del Pontormo: la “Madonna col Bambino e San Giovannino”, forse eseguita dall’artista per il “Rossino muratore” che gli aveva costruito la casa in quei tempi difficili, e il “Martirio dei diecimila”, una tavola destinata alle donne dello Spedale degli Innocenti.
Quel 12 agosto 1530 la Repubblica fiorentina cadde e i Medici tornarono al potere.