L’artista che si salvò dalle sirene
Il Corriere di Firenze, 08-05-2006, Rita Sanvincenti
“Uomo del Novecento, ha attraversato il secolo, attraversato da tutte le sirene della modernità, ma non si è lasciato catturare da nessuna di esse...”: con questi accenti il soprintendente al Polo Museale fiorentino, Antonio Paolucci ha tratteggiato la figura del grande artista Marcello Fantoni, al quale, in occasione della conviviale del Rotary Club Fiesole, a Villa Montalto, cui ha partecipato anche l’assessore alla Promozione del territorio del Comune di Fiesole Paolo Becattini, il presidente del Rotary Club Arrigo Rispoli ha consegnato il Premio San Giuseppe Artigiano, “per aver onorato il Rotary con la sua arte”. Parole toccanti, spontanee, rivolte all’“amico Marcello”, che a ottobre compirà 91 anni, hanno aperto l’orizzonte di una visione dell’arte profonda e commmovente, mista a un sentimento di forte religiosità e al senso di un destino che assegna a pochi, fortunatio eletti un dono: “l’artista non è uno che cerca ma uno che trova, uno che riesce a vedere ciò che gli altri non vedono”, ha detto Paolucci che ha ricordato i primi anni della vita artistica di Marcello Fantoni, maestro indiscusso e illustre della ceramica, famoso in tutto il mondo, ma anche scultore sia figurativo che astratto, e medaglista. Singolare la “coincidenza, che è segno di un ordine che un giornio ci verrà dato di capire: e cioè questa, Villa Montalto, è stata la casa di Ugo Ojetti, presidente della scuola dove F
antoni si è diplomato”. E, ha suggerito: “per capirlo bisogna andare a casa sua: è una delle ragioni per cui fa delle ceramiche bellissime, per le cose che vede nella natura intorno a lui”.
Con grande semplicità Marcello Fantoni accenna alle bellezze che incantano i visitatori della sua casa e gli osservatori che ammirano il panorama che essa offre: “non si può non rimanere inebriati da tanta bellezza”, e spiega come tanta bellezza si deve trasformare in arte, “tutto ciò che lo spirito può dare”.
Quando sono iniziati i suoi studi?
“A 12 anni sono entrato all’Istituto di Porta Romana dove mi avevano dato il soprannome di ‘pentolina’. E sempre lì mi sono diplomato a 18 anni”.
Perché questa scelta piuttosto inconsueta?
“Mio padre aveva notato questa mia predisposizione e interesse. Avevo una passione per gli etruschi di cui mi considero un discendente. Quando andavo a visitare il Museo Archeologico avevo delle sensazioni particolari: credo sia questo che mi ha portato verso la ceramica. Anche se, nella mia vita mi sono occupato anche di molte altre cose”.
Cioè?
“Anche di moda, ad esempio, nel dopoguerra quando, grazie a Giovan Battista Giorgini, ebbe grande sviluppo. Capii che bisognava sfruttare questa occasione. Ho sempre avuto la capacità di arrivare in anticipo sulle varie opportunità che si presentavano”.
E nella moda, in particolare, di cosa si era occupato?
>“Disegnavo le stoffe”.
La ceramica cosa rappresenta per lei?
“Amavo la pittura e la scultura che, messe insieme, fanno la ceramica, che è sempre stata il mio sogno”.
Da dove trae ispirazione?
“Non saprei dire da dove in particolare: tutto è motivo di ispirazione, in ogni cosa c’è uno studio, in ogni cosa vedo collegamenti con esperienze di vita come la guerra. Sono anche stato la mascotte del partito liberale, nel ’21. Tutto è storia, le piccole e le grandi cose, e a volte è importante saperle fondere”.
Qual è il rapporto con l’insegnamento?
“Ho iniziato subito la mia attività artistica, dopo gli studi, rifiutando le offerte di insegnamento”.
Perchè?
“Non volevo andare dietro al volere degli altri, e in una scuola non mia avrei dovuto seguire le indicazioni che mi venivano date. Se dovevo insegnare doveva essere con la mia scuola. Ho insegnato però due anni, cedendo, in un certo senso, ad una mia debolezza”.
Cosa significa essere artisti?
“L’artista possiede un dono di cui forse nemmeno si rende bene conto: un dono che rende felici. Ringrazio Dio per avermelo dato, di avermi dato questo modo di essere, di recepire le cose anche a novant’anni. L’artista dà, e per ricevere bisogna prima dare. L’arte è anche un modo di esprimersi”.
Che rapporto ha con le sue opere?
“La mattina, quando vado in studio le saluto: per me sono come mie creature”.