E i fratelli Bueno si ritrovano a Villa Bardini
Corriere fiorentino, 13-05-2016, Wanda Lattes Nirenstein
Si apre sabato 21 maggio a Villa Bardini Doppio ritratto. Antonio e Xavier Bueno. È questo il titolo dell’originale mostra che raccoglie 120 opere tra le più significative dei due pittori, fratelli di origine spagnola, contraddistinti ciascuno da una complessa personalità. Molto interessante ma anche discutibile l’idea di accoppiare in maniera definitiva i lavori di due protagonisti dell’arte del secondo Novecento, due veri creatori nati dalla stessa radice, animati da affetto reciproco, eppure mai coinvolti da un comune spirito creativo.
Vissuti in una famiglia uscita con difficoltà dalla bolgia spagnola degli anni ‘30, i due atterrarono dopo diverse avventure culturali e politiche in una Firenze ch
e li vide entrare nei circoli culturali e politici, ciascuno con un suo carattere deciso e orgoglioso.
In particolare, molti si ricordano di Antonio, artista animato dal desiderio di studiare e comprendere la straordinaria eredità dell’arte rinascimentale. Quello che doveva essere solo un breve soggiorno si trasformò in una vera a propria esperienza umana. Antonio, infatti, trascorse con la famiglia gran parte della vita proprio a Firenze, e in particolare a Fiesole, largamente stimato dai critici d’arte e inserito in vivaci discussioni culturali fiorentine. Anche Xavier ebbe i suoi estimatori e impiegò tutta la sua vita a realizzare una produzione artistica molto interessante, intervallata da un impegno politico sempr
e crescente. È indubbio, tuttavia, che il Bueno ad essere universalmente riconosciuto dalla critica è Antonio. Ha scritto Ragghianti di Antonio: «La certezza di possesso delle immagini, il loro unirsi in un mondo coerente in un dialogo di pacato scambio, sono risultato di maturità, che vuol dire sedimento, scelta e spoglio (…) l’equilibrio spesso straordinario delle situazioni e il clima particolare di segretezza, e l’insinuato dischiudere a un sogno intimo, sono stati raggiunti dall’artista a conclusione di un periplo di esperienze anche quando sembravano divergenti e portavano l’autore tra dibattiti, accidenti, agitazioni, ad avventure anche non prive di amarezza, delusioni e sofferenze».