Le “Divertite crudeltà” firmate da Luciano Corsini
EconomiaItaliana.it, 04-04-2016, ––
Undici storie raccontate con lo stile di un signore di altri tempi, in una divertente altalena impregnata di fantasie e mezze verità

«Undici racconti d’amore e di mistero, in altalena fra fantasia e realtà, dove i sogni più incantevoli si intrecciano con gli incubi più sconcertanti». La mano calda del giornalista, quella di Luciano Corsini (scrittore, musicista e calciatore per vocazione nei tempi andati), non manca di farsi sentire, in abbinata a quel tocco di signorilità che gli è da sempre congeniale. Lui che, per via di quella intrigante barba bianca che si ritrova, era stato preso in prestito dalla compagnia di Fabio Fazio, ai tempi di Quelli che il calcio (trasmissione in onda a partire dal 1993 prima su Rai 3 e poi su Rai 2), per proporlo sugli spalti come l’emblema di un ritrovato nipote di Giuseppe Mazzini. E in effetti gli assomigliava non poco.
Lui che, con la pacatezza che gli è congeniale, è pronto a sostenere che «ogni libro è un luogo dove rifugiarsi per dipanare liberi pensieri, anche inconfessabili». Lui che si porta con disinvoltura quasi ottantotto primavere: è infatti nato a Firenze l’11 luglio 1928. Seppure all’anagrafe risulti pistoiese. «Successe infatti che mio nonno, un tipo un po’ strano che non digeriva i fiorentini, mi facesse registrare, barando (ero infatti nato in casa, come si usava a quei tempi, e il giochino risultava facile), in quel di Pistoia».
Una mano calda, si diceva, quella di Corsini, che si ripete anche nel suo ultimo lavoro, un’antologia di undici racconti proposta sotto il titolo di Divertite curiosità. Gialli e assurdi (Edizioni Sarnus, pagg. 94, euro 8,00), raccolta nella quale «il sottile filo tra l’introspezione e il dubbio della follia non attanaglia chi scrive. Semmai, forte della sua dimestichezza nel frugare fra storie reali e fantasie di difficile messa a fuoco, accompagna sornione il lettore fra un racconto e l’altro». Perché si parte da storie vere che, poi, diventano leggende e, passando di bocca in bocca, di pensiero in pensiero, te le ritrovi vere e proprie assurdità strutturate.
Divertente, inoltre, è il fatto che l’arte affabulatoria sia stata assimilata dal Corsini bambino nei metati della montagna pistoiese, mentre si seccavano le castagne con il fuoco, o nei
deserti, dove la notte il colloquiare di berberi e tuaregh superava ogni realtà circostante. Oppure nei caicchi, dove i marinai di varie nazionalità spacciavano esistenze mai esistite e, soprattutto, passando come giornalista - per una vita intera - da un Paese all’altro, assorbendo continue storie da un so tutto io e ti svelo segreti (spie mai dichiarate, ma reali), ha realizzato che è la ricerca della verità l’elemento imprescindibile della vita e quella deve sempre prevalere, per il senso di responsabilità sociale inalienabile.
Questo è quanto l’autore attesta ogni giorno mentre conversa con le cinque nipoti, anche se stimolare una sana curiosità (il desiderio di verifica), dopo una vita piena di avventure e di incontri, è il suo compito esistenziale, avendone testato il grande pregio. Ferma restando la gran voglia di porre dubbi nei suoi interlocutori, la qual cosa lo porta spesso a porre la sua narrazione in una luce d’incanto teatrale. Non di plateali fandonie, non di invenzioni banali, ma di una capacità innata di mostrare inconsueti aspetti del fatto narrato.
In fondo, quando si scherza non è poi così crudele portare chi ti ascolta a dubitare della sua stessa «capacità selettiva del vero dal falso». In quanto il divertimento innocuo è pura energia e linfa per la vita. E il saperlo aiuta a far passare meno duramente le vicende che capitano.
Ed è appunto in tale ottica che Corsini preferisce raccontare con lievità ironica anche le sue storie personali, con l’adolescenza vissuta fra fascismo e tedeschi impegnati sulla Linea Gotica, quelli che poi fecero saltare Marzabotto piuttosto che Le Piastre. Che peraltro sono già note. E per i montanini pistoiesi quello è, comunque e sempre, un gran buco nel cuore non rimarginabile (lo raccontò, con lievità, Pippo Begliomini, il pittore di Piazza del paese. Lo disse sorridendo timidamente, quasi vergognandosene, ed erano passati più di 60 anni. I nazisti a Pistoia gli imposero di ridipingere i bordini dorati delle loro auto, giacché si scolorivano facilmente. Intanto osservavano e parlavano fra loro su cosa dovevano far saltare e Pippo, con gli occhi come il mare, tremando, disse con semplicità: «Ma perché volete far saltare il mi’ paese? C’è solo brava gente,
lasciatelo stare per favore». Chissà se fu quello a bastare, chissà...). Il destino è strano, malvagio a volte, e gabbarlo come meglio si può è compito umano, anche di chi sa raccontare, ben sapendo che, chi ti ascolta, vuole solo essere tolto dai suoi pensieri per entrare in quelli dell’altro.
Divertite crudeltà sonda, in undici racconti, l’ironia che forma il DNA di chi, toscano, usa scaltrezze narrative, lanciando attraenti ami mentali che sconfinano nella dolcezza dell’abbandono della preda quando, consapevole dell’attrazione adrenalinica nata dal pericolo di perdersi, smette ogni strategia difensiva. Così qui lo scrittore, con usata spregiudicatezza, sa offrire una mano attraente a chi conosce il prezioso piacere di entrare in dimensioni sconosciute. Quelle in cui il lettore, non onnivoro ma selettivo, si concede per essere catturato.
Il tutto supportato da una copertina che, a sua volta, è una strizzata affettuosa al passato, in quanto riporta un acrilico del dicembre 1992 (Fosfemi e grafemi in uno spazio compresso) cesellato dal pittore, designer e poeta Tonino Milite, nato a Tirana nel 1942 che, dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza a Lucca, si era trasferito a Milano dove ha lasciato questo mondo lo scorso anno.
Per la cronaca, Luciano Corsini, dopo aver cullato la passione per il giornalismo sin dai tempi del liceo, aveva iniziato a collaborare con i quotidiani fiorentini, per poi approdare nel capoluogo lombardo dove avrebbe intrapreso una carriera che l’avrebbe portato a viaggiare in mezzo mondo. Più in particolare, una lunga permanenza alla famosa casa editrice statunitense Reader’s Digest gli consentì di raffrontarsi con il paludato giornalismo a stelle e strisce e non solo. Sta di fatto che negli anni Settanta sarebbe entrato a far parte della redazione de Il Sole 24 Ore, dove sarebbe rimasto per 15 anni. Successivamente avrebbe diretto quotidiani e periodici, fra i quali In the world, Finance power e Naturart. Per quanto riguarda la narrativa, ha invece pubblicato i racconti popolari Che storia ragazzi! con Emanuele Begliomini e la raccolta di poesie I voli dell’anima. Che altro? Nonostante varie esperienze di lavoro e accademiche in Italia e all’estero, Corsini è rimasto comunque un fanatico toscano, anzi - come ama ricordare - uno «delle Piastre».