Timpanaro e il viaggio tra le pagine di Leopardi
Corriere fiorentino, 16-03-2016, Roberto Barzanti
Ogni volta che il discorso case su Leopardi è inevitabile rammentarlo ed è sintomatico che si torni a discutere dei suoi studi sul pensatore e poeta di Recanti a partire da un impegnativo volume di Corrado Pestelli: L’universo leopardiano di Sebastiano Timpanaro e altri saggi su Leopardi e sulla famiglia (Edizioni Polistampa, Firenze). Il titolo spiazza:L esiste un «universo leopardiano» che assicura sopravvivenza a coloro che si son talmente applicati all’interpretazione dell’eredità del grande Giacomo da godere di un privilegio tanto raro e inutile? Sebastiano Timpanaro (1923-2000), autore di saggi che hanno costituito un punto di svolta nella lettura di Leopardi, lo merita senza dubbio. Filologo di primissimo piano, un po’ per il suo temperamento schivo, un po’ per il disagio verso i costumi accademici, fu docente senza cattedra: a Pisa dove abitava, a Firenze dove era correttore
di bozze alla «Nuova Italia». Tre dei sei contributi raccolti nel libro di Pestelli ruotano attorno a lui, che qualcosa di intimamente leopardiano recava nella sua irata e sarcastica eccentricità. Basterà citare un testo che rappresenta la sintesi più densa dei suoi appunti, quel Classicismo e illuminismo nell’Ottocento italiano uscito da Nistri-Lischi nel 1965 e variamente accresciuto e ristampato fino all’edizione critica approntata da Pestelli e uscita nel 2011 (Le Lettere, Firenze). Un’edizione critica di un testo di critica? Quando mai? Il fatto è che quel libro non fu un oggetto da depositare negli scaffali, ma «un nucleo - scrive Marino Biondi nell’antica introduzione - trasversale e aggiornabile», via via infatti bersagliato dall’autore di note, integrazioni, revisioni con un’indifesa «tensione autocorrettoria». Un’opera a «can
one aperto», che insisteva sulle radici lucreziane ed epicuraiche di un classicismo giacobino fuori tempo in un secolo per eccellenza romantico e spiritualista. Fiorenza Ceragioli e Gaspare Polizzi, nel presentare al Vieusseux in Sala Ferri a Palazzo Strozzi (oggi alle 17,30) il magnifico, smisurato lavoro di Pestelli si intratterranno su una bizzarra categoria, il marxismo-leopardismo lanciata provocatoriamente da Timpanaro. Che la propose come impianto etico-cognitivo ad una sinistra impigliata in uno storicismo di matrice idealistica: si trattava di ridare accoglienza all’antico settecento materialismo prediletto dall’posteggiato «filosofo naturale» e su quella scia non emarginare Engels, né accantonare in blocco i disprezzati positivisti. Ora che Leopardi è avvolto in un’aura di disperato nihilismo che valore serba quell’animoso invito? Non sarà il solo quesito su cui meditare.