Riflessioni sull’Umanesimo. E sul «disumanesimo»
Toscana Oggi, 24-05-2015,
Proprio dall’ultimo numero della rivista «Incontri» si capisce quanto l’intuizione di Raffaello Torricelli fosse lucida, lungimirante ed efficace. L’«Associazione Incontri» (che appunto l’avvocato-umanista volle e che dà il titolo al periodico), si costituì, nel 2005, fra un gruppo di amici che oggi ne conformano il «comitato scientifico»: cristiani, nono solo cattolici, impegnati in differenti esperienze culturali, professionali ed ecclesiali, con l’obiettivo di favorire un dialogo tra quanti intendano contribuire ad animare la vita culturale con iniziative di ricerca, di proposta e di collegamento con altre realtà, anche a livello internazionale.
Piero Tani, che della rivista è il responsabile, ha confezionato un bellissimo numero ricco di contributi, chiamando all’appello alcuni intellettuali per esprimersi sul tema del prossimo convegno ecclesiale che si terrà nel novembre a Firenze, sul tema «In Gesù Cristo il nuovo umanesimo». Fra i contributi più specifici vi sono quelli di Mariangela Regoliosi, Sergio Givone e Alessandro Cortesi; seguono riflessioni su alcune personalità che, in area fiorentina, hanno incarnato codesto impegno: Facibeni, Balducci, La Pira, Milani, Zaccaro, Martini; ed infine alcune riflessioni (amare) sul disumanesimo costituito dalla «regressione della sensibilità umana e l’assenza dalla politica» (Matulli). Come si vede una materia delicata e di grandissima attualità che non lascia fuori nemmeno i recenti stili di vita e di far politica.
Ovviamente Firenze ha una grande responsabilità in questa materia, sia per il suo ruolo storico sedimentato, sia per la posizione critica e dialogica che le si chiede
nel prossimo delicato appuntamento; appuntamento che non si vorrebbe di pedissequa e acritica adesione al tema ufficiale, e semmai aperto a un rinnovamento dell’impegno cristiano nel mondo attuale, lontano da quelle forme di intolleranza, di integralismo e di dogmatismo, ancora così radicate nella nostra società e nella nostra chiesa. E, proprio in questo senso vanno letti i contributi della Regoliosi e di Givone.
Più ancorato alla complessità dell’Umanesimo storico il primo, più articolato e dialettico sulle «radici», ove si ritiene che quel pensiero non si identifica, come spesso si ritiene, con la fase conclusiva del Quattrocento di Marsilio Ficino e Pico della Mirandola e che, soprattutto, la radice dell’umanesimo fu soprattutto «classica»>, con la riscoperta e la riproposizione dei testi fondativi (dimenticati nell’età medievale), quali quelli poetici (Omero, Esiodo, i lirici), i tragici, i satirici, gli storici (Erodoto, Tucidide, Plutarco), quelli filosofici (Platone). Ed è da quella particolare concezione dell’uomo che deriva la visione laica, naturalistica, critica, dialogica, tollerante, che non va dimenticata. Ed è anzi proprio con quella nuova attrezzatura di pensiero che la spiritualità cristiana supererà quella medievale avvicinandosi a quella moderna.
L’Umanesimo cristiano valorizzerà l’uomo completo, «anima e corporeità, spirito e materia, senza fughe verso il solo ascetismo e la rinuncia». In definitiva, nello stesso Lorenzo Valla - rappresentativo del miglior Umanesimo - si riscontrano «elementi validi del vivere, nella prospettiva della vita eterna, dove Cristo accoglie gli uomini nella integrità del loro ess
ere».
Givone vi svolge il tema «Il post-moderno e la resa alla disumanizzazione», riandando, suggestivamente, alla querelle dell’immediato dopoguerra, fra Sartre e Heidegger: ove nel primo l’umanesimo si rovescia in una forma di nichilismo sostanzialmente ateistico e antiumanistico, nel secondo un antiumanesimo che rivendica il valore della trascendenza. i disumani flussi migratori, la minacciata chiusura delle frontiere per l’ebola, il terrorismo, il commercio di organi, sono, per Givone, segni della disumanità dei nostri giorni.
Ma il merito di questo numero speciale di «Incontri»è anche quello di delineare una traccia efficace per l’appuntamento di novembre, ripartendo dalle spaventose diseguaglianze economiche, dalle nuove povertà, dalla «necessità di affrontare le cause strutturali della povertà e di andare oltre soluzioni meramente assistenziali, considerate risposte provvisorie», come ha indicato papa Francesco recentemente. E semmai, non ce ne voglia il curatore Piero tani, avremmo gradito, per compiutezza, un contributo critico sullo stato confusionale della critica d’arte e sull’incerto percorso dei linguaggi artistici, non estranei alla necessità di tornare a riflettere sull’attualità del tema che ci spetta a novembre. senza dimenticare che già nell’autunno del 1980, proprio a Firenze, per l’intelligente intuizione di Lara Vinca Masini, si tenne una grande mostra (diffusa in più sedi per la città) dal titolo «Umanesimo, disumanesimo nell’arte europea1890/1980. Dai simbolisti al Noveau Realisme»: ne resta un prezioso introvabile catalogo, ma anche una traccia culturale che, come si vede, ha ben fecondato.