Ribelli d’Oltrarno
Corriere Fiorentino, 07-08-2014, Mauro Bonciani
La Liberazione di Firenze In un saggio l’affresco del quartiere e dei suoi abitanti da cui partì la battaglia finale
Ribelli d’Oltrarno
Sovversivi prima, antifascisti poi
Capaci di dire di no anche agli alleati di MAURO BONCIANI

I miti hanno sempre una base di verità. E il mito dell’Oltrarno rosso, ribelle per definizione, antifascista, trova ragione nella storia del rione fiorentino, nel fiume carsico che unì il biennio 1919-1920 alla Resistenza, superando il ventennio di Mussolini. Il primo quartiere di Firenze liberato fu Gavinana, ma è in Oltrarno che all’alba del 4 agosto arrivarono gli Alleati e iniziò la battaglia che portò all’insurrezione generale dell’11 agosto proclamato dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale e poi alla libertà. È lì dove si uniscono le brigate partigiane alle truppe inglesi, dove il popolo applaude ed offre vino ai liberatori, dove inizia la caccia ai franchi tiratori fascisti, lasciati in città da Pavolinie che sparavano su donne e bambini.
Del mito è stato detto e scritto molto, ma il libro Antifascismo e Liberazione in Oltrarno di Stefano Gallerini, edito da Carlo Zella Edizioni, va oltre, ricostruendo documenti alla mano l’identità del quartiere dall’Ottocento alla fine della Seconda guerra mondiale. Il risultato di dieci anni di ricerca è appunto che la fotografia del quartiere popolare, quando non povero, ribelle, ostile al potere costituito e quindi anche al fascismo, non è leggenda ma storia quotidiana che ha scandito i decenni. Così nel 1878 la sezione della Prima Internazionale di San Frediano era la più numerosa di Firenze e nel rione c’erano due importanti circoli anarchici, così gli operai della fonderia Pignone nel 1902 promossero il primo sciopero generale di Firenze, nel 1909 Santo Spirito fu l’unico collegio fiorentino dove vinsero i socialisti nelle elezioni politiche, nel 1914 il Prefetto scriveva «non ripeterò mai abbastanza che gli abitanti di San Frediano sono in maggioranza pregiudicati, facinorosi e violenti», nel biennio rosso 1919-1920 divenne il quartiere rosso ed antifascista per antonomasia, più ancora di
San Niccolò e Rifredi, gli altri rioni operai e popolari. Risultato, nel 1921 i fascisti assalirono il rione, ma si trovarono di fronte ad una accanita resistenza popolare, vinta solo dopo due giorni e grazie all’intervento di esercito con tanto di auto blindate e polizia al fianco dei fascisti contro «un esercito improvvisato di sottoproletariche avevano abbandonato i loro umili mestieri di carbonai, renaioli, carrettieri, fabbri, fonditori, cenciaioli, improvvisandosi guerriglieri». Anche una volta al potere il fascismo faticò a radicarsi in Oltrarno, tanto che il primo circolo vi fu aperto solo nel 1925 anche se poi cooptando le associazioni assistenziali e popolari presenti riuscì a fare presa, soprattutto su una parte del sottoproletariato che vedeva nella camicia nera una possibilità di ascesa sociale e «rispettabilità». «Il risultato della mia ricerca mostra che anche nel ventennio il quartiere oppose una resistenza per così dire sotterranea al fascismo – spiega Stefano Gallerini – che dallo stesso regime e dalle autorità locali era sentito e vissuto come ostile. Le fonti di archivio ci dicono che, come per i quartieri popolari di San Lorenzo a Roma, dell’Oltretorrente a Parma, come per Empoli e Piombino in Toscana, il rione mantenne questa caratteristice di non assimilazione al regime. Certo ci fu anche consenso, dette anche al regime personaggi come il ras dell’Oltrarno Lorenzo Gambacciani, che prima della liberazione della città si rifugiò al Nord e dopo la fine della guerra beneficiò dell’amnistia sui crimini fascisti, ma il filo conduttore del biennio rosso ebbe continuità con quello della Resistenza, con gli anni 1943-44».
Il quartiere festeggiò con molte bandiere rosse l’8 settembre e poi vide azioni armatedei Gap, i gruppi di azione del Partito Comunista, che finirono per terrorizzare i fascisti del rione, attaccati per strada e perfino nei loro stessi circoli del Pnf. L’organizzazione popolare e partitica della zona riuscì anche a proteggere molti ebrei, prigionieri politici, renitenti alla leva, ad esempio grazie all’azione del priore di San Felice don Bruno Panerai e delle suore Pie Operaie di San Giusepp
e in via dei Serragli la cui madre superiora Maria Agnese Tribbioli fermò le SS con le parole «qui ci sono solo figli di Dio!» e salvò così gli ebrei rifugiati nel convento, e quando arrivarono Alleati e partigiani trovarono un terreno accogliente e già mobilitato. Le strade dell’Oltrarno videro i partigiani e gli Alleati fianco a fianco nella lotta tra il 5 ed il 6 agosto; lì avvenne l’episodio politicamente più importante della battaglia di Firenze, il fatto che la rese la prima in cui i partigiani e il Comitato di Liberazione furono riconosciuti dagli anglo-americani come interlocutori e forza di governo. Alla richiesta ufficiale degli Alleati di consegnare le armi, infatti, le brigate partigiane risposero dicendo che avrebbero sparato su chicchessia si fosse presentato a disarmarli e la mattina del 6 gli Alleati accettarono la proposta delle brigate di collaborare alla liberazione della città. Dal 6 all’11 agosto l’Oltrarno fu liberato, anche dai franchi tiratori, mentre un cavo telefonico segreto nel Corridoio Vasariano permetteva le comunicazioni con la riva destra della città, e l’11 agosto i partigiani passarono l’Arno, unendosi agli altri insorti. «Oggi il quartiere è molto cambiato – conclude Stefano Gallerini, che vi abita da tempo – Ma una cosa non è mutata: il senso di identità, l’orgoglio e la memoria, il senso di appartenenza. Un abitante dell’Oltrarno anche oggi si riconosce nel suo rione». Settant’anni fa l’Oltrarno fu il luogo della prima liberazione dai tedeschi e dal fascismo. In occasione della ricorrenza l’editore Carlo Zella, in collaborazione con la Sezione Anpi Oltrarno, pubblica un approfondito studio sull’antifascismo popolare nel quartiere d’Oltrarno, visto come microcosmo rappresentativo di un importante capitolo della Storia d’Italia. Antifascismo e Resistenza in Oltrarno: storia di un quartiere di Firenze (illustrato, pp. 224, euro18, prefazione di Simone Neri Serneri) è il frutto di dieci anni di ricerche di Stefano Gallerini, nato nel 1962 e residente a Firenze, proprio in quel quartiere considerato da molti il più vivo e autentico della città.