Trenta ritratti del tragico e tenero Manfredi
Il Giornale della Toscana, 13-09-2006, Pier Francesco Listri
Presso l’Archivio di Stato (Piazza Beccaria) si è aperto un evento che non è da trascurare, per chi ama l’arte, ma direi anche per chi ama la vita come partecipazione, bellezza, struggimento, incanto della memoria, rammarico e speranza. Tutto questo dicono i grandi ritratti (quasi sempre solo il volto, ma le misure superano spesso il metro quadrato), che il pittore fiorentino Manfredi, oggi al traguardo delle sue quattro primavere ventennali, espone, ritroso come sempre e che le edizioni di Polistampa consacrano in uno splendido catalogo dove l’artista si presenta da solo, o meglio si confessa arricchendo le pagine anche di una serie di splendidi e folgoranti aforismi che hanno per autori Franz Kafka, Rainer Maria Rilke, Fernando Pessoa, Friederich Nietzsche. Come capita
agli artisti che parlano poco e pensano molto, Manfredi dice tutto quello che c’è da dire, non per imbandire le sue opere ma per confessare la tenacia memoriale, gli incontri, gli amori anonimi o celebrati che gli stanno a monte. Ed è all’apparenza curiosa la scelta dei ritratti. Appunto da Pessoa a Nietzsche, da Cecov a Garcia Lorca, da Voltaire a Robespierre, da Rimbaud a Puccini, da Dostojevski a Albert Camus. E a conclusione il ritratto di Gabriella, la madre dell’artista.
Questi ritratti hanno una bellezza e un’intensità strana. Sono immagini tolte dalla memoria sgualcita e splendenti come accade con chi, amato, si rincontra. Sono, confessa Manfredi, un’ “autobiografia mentale”. Vivono di una materia pittorica, sommossa e opulenta ma anche strinata da u
na nebbia memoriale che li fa struggentemente vivi di un’attualità non cronologica. Sono bei pezzi di pittura a lungo pensata e poi gittata all’impronta con grande suggestione illustrativa, sempre sostenuta dalla sostanza dell’essenzialità. È questa la mostra forse più anacronistica e insieme attuale che può accadere al vistatore di vedere. Si invita caldamente tutti a fare quest’esperienza perché fra l’altro ricomponendo le schegge dei vari ritratti ne esce l’abbastanza misteriosa e rispettabile vita del loro autore Manfredi che, cosa che accade di rado, in quest’occasione esce dalla casa-studio di legno sulle colline del Mugello, per tornare dal suo silenzio operoso a quella vita di tutti che lo ha deluso ma che sempre lo incanta.