Coluccio Salutati. Cancelliere della Repubblica Fiorentina
Studi Medievali, 01-01-2014, Daniela De Rosa
Sebbene autore di interessanti trattati, dal De seculo et religione al De tyranno, dal De nobilitate legum et medicinae al De laboribus Herculis, Coluccio Salutati, fin dai suoi tempi, è stato famoso soprattutto per le sue lettere, sia private che pubbliche, queste ultime scritte in qualità di cancelliere della Repubblica fiorentina (1375-1406). Apprezzate vivamente da papi e sovrani, esse, secondo il noto aneddoto di Enea Silvio Piccolomini, erano temute dal più pericoloso nemico di Firenze, il duca di Milano Giangaleazzo Visconti, più di mille cavalieri. Grande notorietà ebbero anche alcune epistole composte dal cancelliere sul Grande Scisma, di cui quattro vennero da lui raccolte in una silloge detta Liber de Schismate (una copia si trova nel cod. 1222 C della Riccardiana), che egli fece pervenire nell’inverno del 1406 all’allievo favorito, Leonardo Bruni, allora segretario apostolico, perché la diffondesse presso la corte papale di obbedienza romana. Del resto il Salutati stesso afferma di avere appreso da Pietro da Moglio (m. 1383), il più celebre maestro di retorica dell’epoca, con il quale studio a Bologna, «il potere di una lettera». Una raccolta di epistole salutatiane, da Coluccio inviata nel 1394-1395 a Jean de Montreuil, su richiesta di quest’ultimo, servi da modello ai pueri che lavoravano nella cancelleria di Carlo VI, di cui l’umanista francese era a capo. Varie sillogi delle lettere composte dal cancelliere circolavano perfino nel ducato milanese, suscitando l’ammirazione di umanisti viscontei quali Uberto Decembrio ed Antonio Loschi. Dopo un certo periodo di oblio, varie lettere pubbliche e private furono edite, piuttosto confusamente, all’inizio degli anni ’40 del XVIII secolo rispettivamente da Lorenzo Mehus e da Giuseppe Rigacci; quest’ultimo, oltre che dai registri di copie e minute della cancelleria, allora in gran parte presso l’archivio dell’Ufizio delle Tratte, poi passati, dopo la sua costituzione, all’Archivio di Stato di Firenze, attinse anche al prezioso cod. 786 della Riccardiana, appartenuto prima a Mariotto di Giovanni Bencini, notaio della Signoria nel 1431, 1451 e 1457, e poi, nel XVI secolo, al noto umanista Pietro Crinito. Mehus, più tardi, nel 1759, doveva dedicare al Salutati anche alcune pagine della sua Historia letteraria fiorentina e pubblicare parzialmente l’operetta Declamatio Lucretiae nella sua edizione dell’epistolario di Ambrogio Traversari. L’interesse per Coluccio venne di nuovo declinando nel primo cinquantennio del XIX secolo, allorché l’attenzione degli storici e letterati italiani si appunto soprattutto sul cosiddetto “pieno Medioevo”, epoca in cui costoro credevano di ravvisare i primi indizi della nascita di uno spirito nazionale, sebbene il Salutati, come dimostrano le sue lettere, sia ufficiali che private, non ne fosse certo privo. La sola eccezione e costituita dal Moreni il quale, non a caso, pubblico a Firenze nel 1826 l’Invectiva in Antonium Luschum Vicentinum, opuscolo polemico in cui la Repubblica fiorentina era raffigurata come la custode della liberta delle citta italiane contro il tiranno Giangaleazzo Visconti, poi riedito, ovviamente con maggior acribia, da Eugenio Garin nel 1952. Gli studi salutatiani ripresero con fervore tra la seconda meta dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo, specialmente per merito della magistrale edizione delle lettere private ad opera di Francesco Novati per l’Istituto Storico Italiano nelle Fonti per la storia d’Italia. Venivano intanto scritte anche le prime biografie: già nel 1879 ne pubblicò una M. Selmi, seguito poi dal Novati e da A. Mancini, mentre alcune epistole ufficiali erano usate per ricerche storiche sulle vicende della Repubblica fiorentina nel periodo del cancellierato salutatiano. Non si può dimenticare, infine, il contributo offerto da Domenico Marzi a proposito dell’attività cancelleresca di Coluccio nel suo ancora indispensabile libro La Cancelleria della Repubblica Fiorentina. Qui non e naturalmente possibile ripercorrere tutta la storiografia sul Salutati; dato, tuttavia, l’argomento della recensione, ricorderò, oltre al mio studio sul cancellierato di Coluccio scritto nel 1980, dove ho anche cercato di ricostruire la storia dei registri ora conservati all’ASF, i due libri di epoca contemporanea che contengono un’edizione parziale delle lettere di Stato del Salutati: il pionieristico Coluccio Salutati and His Public Letters di Ronald G. Witt, che accenna alla tradizione ed analizza alcune lettere, pubblicandone un certo numero in appendice, e Die Staatsbriefe Coluccio Salutatis di Hermann Langkabel. In quest’ultimo volume sono pubblicate tra le più importanti missive del cancelliere fiorentino, da lui composte a nome del Comune durante tutto l’arco della sua carriera, tratte, oltre che dai registri dell’ASF, anche dal ms. 5.5.8 della Biblioteca Colombina di Siviglia e dal cod. Vat. Cap. 147, che raccoglie, senza alcun apparente criterio cronologico, copie e minute di lettere, in gran parte autografe, provenienti direttamente dalla cancelleria e dal tavolo da lavoro privato di Coluccio. Ci troviamo di fronte, a parere di Armando N
uzzo, alla « prima antologia moderna di epistole di Stato improntata a criteri razionali, anche se non propriamente filologici », che affianca ed almeno in parte sostituisce l’edizione del Rigacci. Il centenario della morte del Salutati, avvenuta nel maggio del 1406, ha fornito, infine, l’occasione non solo di organizzare mostre e convegni, ma anche di riprendere in esame l’epistolario ufficiale del grande cancelliere: tanto per cominciare, in questo ambito Armando Nuzzo ha potuto finalmente dare alle stampe nel 2008, grazie all’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo e ad un finanziamento approvato dal Comitato per le celebrazioni, presieduto da Massimo Miglio, quella che in origine era la sua tesi di dottorato, discussa nel 2002 presso l’Università di Messina: Lettere di stato di Coluccio Salutati. Cancellierato fiorentino (1375-1406). Censimento delle fonti e indice degli ‘incipit’ della tradizione archivistico-documentaria, strumento concepito per identificare i singoli pezzi in possibili fonti e nella prospettiva di una futura edizione critica. A questo imponente lavoro in due ponderosi volumi, ne dovrà seguire un terzo, scritto allo scopo di aggiungere « alle fonti segnalate anche quelle della fortuna coeva e dei secoli successivi, nonché delle copie tratte nei registri degli Stati destinatari delle lettere ». In occasione di queste celebrazioni, inoltre, il Centro di Studi per il Classicismo ha avuto il notevole compito di riunire un convegno dedicato all’attività cancelleresca ed al pensiero politico del grande cancelliere, di organizzare una mostra presso l’ASF ed infine di dare alle stampe un volume contenente l’indice onomastico e toponomastico del carteggio pubblico salutatiano conservato presso l’ASF. Il Centro, diretto da Roberto Cardini, si e segnalato fin dal 1993 per la sua capacita di tenere conferenze e seminari su vari aspetti dell’umanesimo, in particolare sui cancellieri della Repubblica fiorentina: nel 2003 ha, infatti, dedicato un convegno ed una mostra agli aretini Leonardo Bruni, Carlo Marsuppini, Poggio Bracciolini e Benedetto Accolti, mentre nell’ambito di un grande progetto catalografico promosso dal Ministero dei Beni culturali ed affidato all’Istituto, ha dato vita all’iniziativa, posta sotto la supervisione di Raffaella M. Zaccaria, di catalogare e regestare, sulla base di un programma informatico, le circa 2000 lettere che compongono il carteggio pubblico del Marsuppini, che fu anche insigne grecista e professore dello Studio fiorentino. Come appare evidente, si e trattato di «un tragitto di lunga lena e al tempo stesso coerente quello che ha condotto al trittico conclusivo delle celebrazioni salutatiane. Né del trittico lo sportello più umile, il terzo, e il meno importante: sarà anzi, probabilmente, quello che, nel tempo, si rivelerà il più utile». Tale strumento di lavoro, che da ora in poi diverrà imprescindibile per ogni studioso di storia non soltanto fiorentina, comprende, come annuncia il titolo, in italiano ed in inglese, l’indice dei destinatari e dei luoghi citati nelle 5185 lettere ufficiali, approntate tra il 1375 ed il 1406, quasi fino al giorno della morte, dal Salutati e dai suoi coadiutori, che si trovano, come abbiamo già detto, presso l’ASF, conservate in 12 volumi cartacei (registri XV-XXVI) del fondo Signori, Missive, I Cancelleria. Una prima schedatura delle epistole e stata compiuta da una équipe di giovani studiosi sotto la direzione di Roberto Cardini, che poi ha provveduto a rivedere ed uniformare il lavoro insieme a Franek Sznura e Francesco Bettarini. Questa impegnativa opera si colloca, in un certo senso, nel solco di precedenti iniziative condotte nell’ultimo quarantennio allo scopo di applicare le tecnologie informatiche ad alcune fonti fiorentine, che sono state messe online 20. Il libro di Cardini e Sznura, corredato anche da un davvero prezioso CD di cui presto diremo, viene, si può dire, a coronare questa attività durata vari decenni, a cavallo tra due secoli, anche se forse soltanto chi si e misurato con il carteggio pubblico salutatiano fin dall’epoca in cui non si disponeva ancora neppure di personal computer, può comprendere fino in fondo la sua importanza. Nell’impossibilita, a causa della mole del materiale, non si dica di fare l’edizione completa di queste lettere, ma nemmeno di regestarle, i curatori hanno scelto di individuare, tramite la loro équipe, non solo i destinatari delle singole epistole – già impresa questa non indifferente –, ma anche le persone ed i luoghi citati in esse, ordinandone i nomi alfabeticamente ed in un unico file. Si tratta, secondo gli stessi direttori del lavoro, di un compromesso tra la tradizione dei regesti e degli inventari analitici d’archivio a stampa, da una parte, e «le nuove, grandi possibilità in termini di storage offerte dai continui progressi della tecnologia digitale», dall’altra, come dimostra la presenza del CD che accompagna il «libro a stampa» e che riproduce digitalmente le lettere indicizzate. Ciascun lemma dell’indice, in genere modernizzato, quando possibile, o altrimenti registrato n
ella forma originale in corsivo, e seguito dalla lettera corrispondente, indicata, nell’ordine, dal luogo di emissione (di solito Firenze), dalla data (ovvero l’anno, il mese ed il giorno, ove presenti), dal numero di corda del registro in lettere romane e da quello della carta d’inizio della missiva in cifre arabe, entrambi questi numeri in corsivo, qualora si tratti di un destinatario, in tondo nel caso di persona ricordata nel corpo della lettera. I nomi di luogo sono citati nella forma moderna, se conosciuta, e nella lingua del paese in cui si trovano. Il nome e, eventualmente, accompagnato da opportuni rinvii, allorché la persona in questione sia indicata con un soprannome, un titolo, uno status o una professione, mentre se esso si presenta con notevoli varianti, queste sono riportate in corsivo, tra parentesi tonde, dopo la forma normalizzata più comune; qualora un personaggio o un luogo compaia in una molteplicità di epistole, tali missive vengono indicate in ordine cronologico. Sono indicizzate anche le poche epistole inviate alla Signoria fiorentina e copiate nei registri della cancelleria, con il corrispondente luogo di emissione. I cosiddetti nomina sacra, come e ovvio, sono omessi, mentre sono segnalati quelli appartenenti a personaggi biblici o mitologici o all’antichità classica. Fatto particolarmente importante, «Si e integrato il nome dell’autore – fosse dichiarato o meno – nel caso di citazioni da opere della classicità»; ciò contribuirà senza dubbio ad approfondire ancora di più la nostra conoscenza dell’utilizzo che il Salutati faceva della sua cultura umanistica nella composizione del carteggio ufficiale. Notevole è anche l’indicazione, sotto il lemma principale, ovvero la relativa località, di monasteri, chiese, ospedali, palazzi, porte, ufficiali ed istituzioni, fatto questo che concorrerà alla ricostruzione della storia di magistrature, edifici pubblici o luoghi di culto, soprattutto per quanto riguarda Firenze. Queste informazioni mi saranno molto utili per una ricerca che ho in corso sulla devozione alla Vergine nella Repubblica fiorentina durante il Medioevo, per esempio per rendermi conto di quanto fosse diffuso il nome di Santa Maria del Fiore attribuito alla cattedrale fin dall’inizio della sua ricostruzione alla fine del Duecento, ma il cui uso fu reso obbligatorio, al posto di quello antico di Santa Reparata, soltanto con una provvisione del 1412. Avrei tratto molto profitto da questo indice anche in occasione di una mia recente indagine sui rapporti del Salutati con l’Aragona e la sua corte. D’ora in poi saranno molto più agevoli sia le analisi storiche sulla fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento a Firenze, in Italia ed anche in altre parti d’Europa, sia quelle più specificatamente relative al Salutati, incentrate sulla sua cultura classica e mitologica, sulla sua conoscenza ed uso della storia e delle leggende fiorentine, tipiche della cultura ‘volgare’, sul modo in cui egli affrontava, con la sua retorica ed eloquenza, i pontefici ed i sovrani europei. Questo indice faciliterà anche lo studio dei mercanti fiorentini e delle loro vicende nelle numerose piazze commerciali da loro frequentate ed un infinito numero di altre ricerche, che lascio all’immaginazione degli studiosi. Tutto ciò sarà reso ancora più agevole dalla presenza del CD allegato al volume, che permetterà di sbizzarrirsi nelle più varie ricerche incrociate, sulla scorta dei propri gusti ed interessi; esso contiene inoltre, come ho già detto, anche la riproduzione delle lettere salutatiane, ottenuta tramite la digitalizzazione dei negativi di sicurezza effettuati presso l’AFS alla fine degli anni ’60, dopo la disastrosa alluvione del 1966: «Dall’interno del database sarà possibile (semplicemente ‘cliccando’ sul riferimento che interessa) accedere immediatamente all’immagine digitalizzata dell’originale della lettera dove gli elementi considerati sono citati, per tornare poi, se del caso, con estrema facilità e rapidità, al database stesso». Non occorrerà più, dunque, recarsi in archivio per prendere visione del testo delle missive che interessano, né farle filmare, a prezzi divenuti proibitivi da quando tale servizio è stato dato in appalto a ditte private! L’unica cosa che si potrebbe lamentare riguardo a questa opera colossale, è la mancanza della digitalizzazione delle missive contenute nel codice 5.5.8 della Biblioteca Colombina di Siviglia, nel Vat. Cap. 147 e nel Riccardiano 786, manoscritti che fanno anch’essi parte, in un certo modo, della cancelleria salutatiana e che integrano le lacune presenti nei registri dell’ASF, ma, data la mole e la difficolta dell’impresa, sarebbe un rimprovero profondamente ingeneroso ed ingiusto. Bisogna, invece, sperare che tra breve sia possibile realizzare un indice ed un CD analoghi anche per questi codici, lavoro che renderebbe ancora più completo il quadro delle relazioni diplomatiche della Repubblica fiorentina, da un lato, dell’arte e della cultura del celebre ‘Dettatore’, dall’altro.