«Gli anni dell’eroina con gli occhi di chi ha perso amici ma ama la vita»
Il Giornale di Vicenza, 23-11-2013, Silvia Ferrari
Una generazione tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta è stata sterminata dall’eroina e dall’Aids. “Gli dei se ne vanno” (Mauro Pagliai Editore) di Fabio Amadi, classe 1960, racconta di quei giovani travolti e annientati da una dipendenza nera come la morte. La voce è credibile perché autobiografica. Lo scrittore, già autore di “L’uomo dei Balcani” e “La parte migliore di me”, presenta il suo libro oggi alle 18.30 ai Due Mori di Schio, su invito della Libreria Ubik. Sono presenti Dennis Dellai e Enzo Bacchion di Blu Runner.
“Gli dei se ne vanno”, una generazione di adolescenti tra gli anni ‘70 e l’inizio degli anni ‘80. Perché raccontarla ora?
Il titolo è tratto dal disco degli Area “Gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!” del 1978. Avevo intenzione di raccontare quel periodo appena finito, già all’inizio degli anni Ottanta. Ma non ne ero in grado. Dopo l’uscita dei miei du
e libri, ho pensato che mi sarebbe piaciuto rimettere le mani su questo testo. Non scriverlo sarebbe stato come non dare un esame all’università.
Quanto c’è di autobiografico?
Molto, è un’autobiografia romanzata. Davide, il protagonista, sono io. Cambiano i nomi, ma la storia e le morti sono vere. Il libro dà voce a chi non c’è più. Per questo ho scelto di cominciare il romanzo con la frase di Claudio Magris: «Scrivere significa anche camminare lungo il fiume, risalire la corrente, ripescare esistenze naufragate, ritrovare relitti impigliati sulle rive e imbarcarli su una precaria Arca di Noé di carta».
Il protagonista non arriva a fare uso di eroina. Cosa lo salva?
Davide ha davanti lo specchio dei ragazzi che si stanno distruggendo. Ama la vita, ama le donne. Incontra persone salvifiche nel suo percorso, come la madre e Arisio, che sono dei semafori nella sua vita. A ciò si aggiunge la convinzione che l’eroina distrugga non s
olo persone, ma anche ideali. Nonostante questo, Davide non rifiuta né giudica gli amici.
Oggi com’è cambiato il rapporto tra i giovani e la droga?
È cambiato molto. La Marghera del libro non esiste più per esempio. Oggi i giovani sono diversi: è cambiato il modo di comunicare e sono cambiate anche sostanze diverse. All’epoca c’era l’eroina, poca cocaina perché costava molto, il fumo e qualche acido. Nel mio microcosmo quasi tutti o sono morti o si sono ammalati di Aids. Oggi è cambiato l’uso delle sostanze, ma c’è ancora molto disagio. C’è la prevenzione portato avanti dai Comuni, ma ci sono delle cose che inevitabilmente passano sopra.
È a favore della legalizzazione delle droghe leggere?
È una domanda pericolosa. Istintivamente sì, la depenalizzazione potrebbe aiutare la lotta allo spaccio e aumentare il controllo. Dall’altro fumarsi una canna è un inizio mentale alla trasgressione.