Le raccolta di poesie di Anna Maria Guidi: dietro l’ordinarietà c’è qualcosa da decifrare
Toscana Oggi, 16-02-2014, Michele Brancale
Anna Maria Guidi ama descrivere gli angoli della vita, le situazioni quotidiane che dietro l’ordinarietà nascondono qualcosa da decifrare. La sua espressività  non è piana. Sembra sempre esserci qualcosa di volutamente eccessivo, di progressivamente provocatorio, tratto che, per «contaminazione» con le Poesie della crudeltà di Artaud, si è accentuato nell’ultimo libro di poesie, Senz’alfabeto, edito da Polistampa come i precedenti Tenacia d’ombra (2002, con prefazione di Giuseppe Panella) e In transito (2005, prefatto da Giorgio Luti). La cifra personale della sua stessa espressività si è perfezionata lungi questi dodici anni di ricerca poetica. L’autrice ha una sua grammatica e un suo vocabolario personali. Non lascia emergere con evidenzia quello che però tra le righe, in alcuni versi, si segnala come il punto di fuga della sua versificazione: non potere fermare il tempo, non potere arrivare a un compromesso con lo scorrere delle cose: «transito effetto dell’animalità carnale/ che governa ed eterna la vivenza (nell’arca proibita del mondo)», mentre in un altro testo «…s’aggriccia e avvizza la trama rosicata/ del tarlo bulimico dei giorni/ che rammendo e commento/ allo sbrego del cielo dipanato…». Già in Tenacia d’ombra il tema era svolto con ampiezza: «…ma alle chiuse dell’alba/ ascoltando ho capito/ che pi&u
grave; forte ansimavano/ soltanto i miei pensieri/ affannati in salita/ sui tornanti del tempo/ che non si ferma a riprendere fiato/ leggero com’è del peso/ di tutti i nostri giorni» e, ancora: «Non esiste il tempo/ È/ pane che lievita/ in prestito nelle nostre mani/ provvisoria/  donazione del Tutto/ al Niente in cerca/ d’uno Scopo./ Non lo consuma/ ma ci consuma/ l’avidità dei giorni». Successivamente, in ‘In transito’: Abito/ ma non possiedo il tempo./ Nel limite del termine, / senza contratto in prestito conduco/ un suo monolocale, accessoriato/ di tutte le carnali servitù». Nel primo dei tre volumi presi in esame si evidenzia una lesione del cuore (pag. 68, pag. 69) che portava l’autrice a questa sofferta sintesi: «Ho in mente conforti/benedetti d’ulivo e mani/ di rose solidali/ ma stringo fra i denti/ diffidenza di spade». Il tema che percorre in filigrana i tre volumi, insieme al tempo, è proprio quest’oscillazione, che è venata dalla compassione per i feriti e gli ingenui capaci di amore. Prendiamo ad esempio «Schicchero» in In transito o, in Tenacia d’ombra, questa lirica: «Due  volte è matrigna/ la diseguaglianza che crea/ l’emigrazione: costringe/ ad abiurare il libero/ possesso della povertà/ per mendicare il lusso/ derelitto d’un’altra/ miseria/ S’imbianca la nera/ il viso nell’ombra del vial
e/ per avventori  da 50.000 lire/ e ti guarda rapace se cammini/ nel suo territorio stridendo/ incodificate litanie:/ è già in attesa/ della notte di luglio/ che le prospetta lo straordinario/ per immediati bisogni i consolazione/ altrettanto derelitti/ nella rinuncia al possesso/ difficile/ dell’umanità». Torna, talvolta esplicita, talvolta indirettamente evocata, la domanda di Dio: «mi danno a immaginare l’infinito/ e un qualche Dio buono/ che misericordioso tiene in mano/ le briglie del calesse/ di nascosto imprime/ l’andatura». Particolarmente felice è l’esito narrativo quando Guidi cerca la parabola o la morale in forma di favola («Di me esisto/ se per me stesso/ vivo/ Così cantava ignaro/ l’albero egoista/ adagiato dal tocco della scure/ in mezzo al bosco gremito/ di silenzio/ Abbracciato/ ai suoi rami cullava/ le foglie giovinette:/ e non sapeva/ d’esser giù pronto/ a svegliare la brace/ nel cammino») o quando percorre la vita con ironia indulgente: «ballerina cenerentola/ neanche in punta di piedi/ riesco a toccare/ il cielo con un dito/ ma sognando/ le scarpette, continuo/ a ballare». In Senz’alfabeto Anna Maria Guidi prende atto di una «voluttà d’inconsistenze», ma alzando lo sguardo verso l’alto contempla uni scenario più sereno: «scocca in cielo/ una prima freccia di rondini:/ libere migranti/ al pedaggio del volo».