Memorie di un cacciatore gentiluomo. Starne, cinghiali e storie di campagna
La Nazione, 30-12-2012, Roberto Boldrini
Partecipò alla prima cacciata quando aveva quattro anni, nel 1940, con un tamburino al collo per affiancare lo scaccione durante una battuta al cinghiale nei boschi di Miemo. Da lì in poi la passione per la caccia si è impadronita sempre di più di Piero Cilotti che ora ha condensato innumerevoli avventure nei bozzetti contenuti in «Dalle starne ai cinghiali. Memorie di un cacciatore&ra
quo;. Ultimo emulo di una tradizione che trova l’espressione più nota nel libro «Giornate di caccia» di Lorenzo Niccolini, Cilotti calca di aver dedicato alla caccia 5mila giornate, equivalenti a circa 16 anni di vita.
Si potrebbe parlare del libro come di un collage, composto in gran parte attraverso il diario che Cilotti tiene da decenni, con alcuni inserti di quello del padre, anch&rsq
uo;egli grande cacciatore e medico al pari del figlio. Cilotti tratteggia con scrittura efficace e disinvolta un’epopea dove si incrociano moltissimi personaggi di tutti i ceti sociali, dalla nobiltà ai contadini, sfoggiando una non comune competenza ornitologica. Molto severo con l’assetto odierno della caccia, l’autore è altrettanto critico coi cacciatori irrispettosi delle regole.