L’alter ego femminile di Dante
La Sicilia, 07-04-2006, Annalisa Stancanelli
scaffale

Beatrice e la Gioconda sono realmente esistite o sono solo simboli? A questo interrogativo Renzo Manetti, in "Beatrice e Monnalisa" (Ed. Polistampa, pp. 189, euro 14), risponde con una singolare interpretazione delle donne più misteriose della letteratura e dell’arte, accomunate da un nome di otto sillabe che rappresenta l’eternità, l’o
ttavo giorno dopo la creazione. "Beatrice e la Gioconda - scrive Manetti - sono l’alter ego femminile", "la luce nascosta nel profondo" che i Fedeli d’Amore cercavano dentro di sé. Dante era un Fedele d’amore e quando scriveva alle "donne" nella "Vita Nova" in "Donne ch’avete intelletto d’amore", in realtà si rivolgeva ai suoi confratelli per
parlare della "donna segreta" del suo cuore, l’alter ego spirituale che lo guidava alla comprensione dei misteri celesti. A questa conclusione Manetti giunge in un singolare viaggio attraverso temi in apparenza lontani; dal Graal alla Kabbala, dai catari ai templari, indagando le origini dei fedeli d’amore e delle loro compagne celesti a partire dal XII secolo.