I protagonisti della chirurgia fiorentina
Il Giornale di Chirurgia, 01-06-2012, Giorgio Di Matteo
Nella nostra tradizione chirurgica, cioè in quella italiana, non è frequente che si senta il bisogno di ricordare, eventualmente celebrando, i passati Maestri per riconoscere il valore e l’efficacia del loro insegnamento. In altre Nazioni le cose non vanno esattamente così. Con l’intitolazione di premi, giornate dedicate, incontri, sessioni congressuali e note storiche su quotate riviste e circostanziate commemorazioni si tiene frequentemente viva memoria di quanti, in posizioni acquisite di magistero, hanno contribuito, con ricerche, esercizio pratico della professione ed intelligenza prospettica, all’evoluzione e ai perfezionamenti dell’arte e delle scienze chirurgiche. In particolare i dati della chirurgia italiana dell’ ’800 e della prima metà del ’900 sono conosciuti e divulgati solo da una minoranza di studiosi. Perfino le stesse notizie che riguardano la seconda metà del ’900 giacciono ormai nella memoria di pochi e la contemporaneità si va spegnendo nonostante i positivi confronti della chirurgia italiana con quella straniera. È pregevole, perciò, in questo campo, l’impegno di alcuni Colleghi rivolto a m
emorizzare e interpretare figure e fatti del nostro lontano e recente passato identificando e valorizzando la personalità e il lavoro dei protagonisti italiani. Tanto più se i narratori, oltre che di occasioni e motivazioni ambientali, tradizioni orali e rinvenimenti documentali, dispongono di esperienze personali e capacità di selezione e comunicative. Così come è il caso di Francesco Tonelli, professore di chirurgia dell’Ateneo fiorentino, che, insieme a pochi ma validi contributori, ha trovato il tempo di fare questa ricerca storica arricchendo in questo modo, con le onoranze rivolte al passato, una sua lunga ed esemplare carriera chirurgica. Tonelli parte da lontano, addirittura da Folco Portinari, che nel 1288 aveva inaugurato la “fabbrica nosocomiale” di Santa Maria Nuova, e da Simone Vespucci, che nel 1380 decide di fondare una struttura per l’assistenza ai poveri e agli infermi e nel testamento lo dona alla Città: sarà il celebre “Ospedale di San Giovanni di Dio” di cui l’autore percorre brevemente la storia. Cita quindi e narra di alcuni chirurghi fiorentini dei primordi, ma poi concentra il racconto su uomini e fatti deg
li ultimi due secoli e mezzo “riesumando” e compiutamente delineando attitudini e attività di personaggi fondanti della chirurgia. Le biografie conquistano l’attenzione del lettore. Esse documentano vocazioni chirurgiche molto spesso associate a interessi complementari o equivalenti: anatomici in primo luogo, per l’arte, la letteratura, la storia, scienze diverse. Per le figure più recenti l’autore ricorda e mette in luce particolari meriti tecnici e scientifici, indirizzi specialistici, qualità didattiche, Scuole di appartenenza, migrazioni di sedi, ascendenze e successioni. Si compone così, in definitiva, un’opera che è un vivo ricordo di quanti hanno operato per la chirurgia ma, al tempo stesso, costituisce un quadro significativo della sua evoluzione, dei momenti fondamentali di progresso, delle adozioni tecnologiche. Questa cronaca, così attentamente riscontrata, confluisce direttamente nella Storia della chirurgia in Italia che per ora è soltanto affidata all’iniziativa e all’approfondimento di alcuni. Auspichiamo che possa essere in fine completata e coordinata in un corpus unico di consultazione e di stimolo.