La noce a tre canti di Miriam Serni Casalini
Erba d’Arno, 21-03-2013, Riccardo Cardellicchio
Miriam Serni Casalini è nata a Firenze nel 1928. Da sessant’anni vive nel Chianti. Prima a San Polo, poi a Panzano, non lontano dal macellaio più famoso della Toscana: Dario Cecchini. Per il quale ha scritto e scrive non poche cose. Avrebbe dovuto fare l’insegnante. Invece, sposatasi giovanissima (19 anni), e andando – come ama affermare – contracqua, cioè dalla città alla campagna, ha fatto la moglie, la nuora, la mamma e – evita di dirlo – la suocera, con quel che comporta. È appassionata cultrice di memorie, di vita passata, di tradizioni, che le piace far rivivere nero su bianco. Così sono nati “Dal tetto al pagliaio” (edito da Pagnini e Ma
rtinelli nel 200, con seconda edizione nel 2001, poi ristampato da Sarnus nel 2011) e “Il Buglione” (Sarnus, 2009). Anche l’ultima fatica – “La noce a tre canti” (pp. 174, euro 16) – ha come editore Sarnus etichetta Polistampa. Questa volta, insiste sul personale. Per esempio, non nasconde il suo stato di figlia di genitori separati, in anni non facili. Lo fa senza piangersi addosso, né per cercare di far breccia nel lettore mirando diritto al cuore. Non è nel suo stile. Il suo stile è raccontare con un filo d’ironia. E tanta semplicità. Perché tutti devono capire. “Il padre non l’ho avuto – dice – La mamma, si”. Madre ga
gliarda, senza paura. Ha voluto intitolare il libri “La noce a tre canti”, innanzitutto perché – vox populi – porta bene e poi perché l’ha diviso in tre. Il primo canto è dedicato a Firenze, alle strade e ai personaggi della sua infanzia. Il secondo, ai sentieri della memoria. Il terzo, al Chianti. Afferma, in proposito, che i primi due canti “dicono di luoghi e di gente che hanno fatto parte del mio vissuto”. E che il terzo è “uno zibaldone di scritti, novelle, poesie, pensieri messi insieme senza un ordine logico”. Anche in questa occasione (l’altra è stata “Dal tetto al pagliaio”) copertina e illustrazioni del figlio Cesare.