Libri: Wannenes, amori e sangue a Togliattigrad
Ansa, 10-05-2012, ––
Pubblicato in Italia come stimato autore di libri didattici d’arte e autore di un best-seller in Francia (Vanity Art), Giacomo Wannenes, antiquario prima che scrittore, si sente “l’autore più rifiutato in Italia” quando si tratta di thriller politici. Il suo ultimo romanzo Russia all’incanto è pubblicato da una casa editrice indipendente fiorentina, la Mauro Pagliai Editore, ed è da poco in libreria. È un noir ben scritto e dal ritmo incalzante ambientato nella Russia del 1993, durante gli sconvolgimenti seguiti al crollo dell’Unione Sovietica, con accenni – a volte impietosi – all’Italia, Francia, Svizzera e Inghilterra. Tratta un tema scottante: la costruzione di Togliattigrad, la città siberiana dove sorge l’impianto Vaz che produceva su licenza Fiat le note Zhigulì.
Il protagonista del romanzo, l’investigatore privato Mat, ex commissario di polizia italiano, scopre vari maneggi e un giro di tangenti nel quale egli vede coinvolti tre pezzi grossi di Torino che non disdegnano di partecipare anche a un traffico di plutonio verso i Paesi arabi e non esitano a liberarsi di possibili ostacoli avallando una catena di omicidi. Naturalmente al ‘gioco’ partecipano agenti segreti del Kgb e della Cia, oltre ad investigatori privati. Come è precisato all’inizio del thriller, ogni riferimento a fatti, luoghi e persone è puramente casuale, ma – dice l’autore in un’intervista all’ANSA – “molto è ripreso da fatti di cronaca o esperienze personali fatte du
rante i miei viaggi in Russia“. Come quando è stato “interrogato alle due del mattino da agenti dei servizi segreti, perché il responsabile di un museo aveva riferito che mi ero reso disponibile ad acquistare merce di valore; o la festa al Palazzo della Stampa, alla quale sono andato e c’erano tante di quelle belle donne, caviale e champagne russo. E’ meno secco di quello francese, lo sa?“. Fatti di cronaca come “l’uomo precipitato dall’ottavo piano di un albergo nel centro di Mosca – racconta Wannenes – o la pagina del ‘Giornale’ che annunciava la messa in vendita della Siberia da parte di Eltsin per sfamare la sua gente, una paginata che ho visto, ma che non ho poi più trovato“. Infine le sue fonti: “Ho avuto informazioni – concede l’antiquario che scrive ancora i suoi romanzi battendo su una Lettera 32 in duplice copia – da una persona che è ancora viva e che ha visto i documenti“. Nulla, comunque, che – a suo dire – potrebbe valergli una denuncia. Anche il suo avvocato lo rassicura: “Ne hanno sparate così tante su Togliattigrad… Al massimo potrebbero mandarti due agenti del Kgb!“. Wannenes, che nutre una passione per i thriller di Follett, Smith, Grisham e anche per quelli di Faletti, “se solo avessero un centinaio di pagine in meno!“, si dimostra un gran conoscitore degli umori che hanno contraddistinto il passaggio dal comunismo a un capitalismo in salsa russa. E scrive: “Le nobili ideologie politiche finivano sempre travolte da
l senso del possesso dell’uomo e della sua innata predisposizione a primeggiare o con la forza o con il denaro“. Ecco, quindi, tutta una schiera di donne, giornalisti, spie, burocrati, politici, religiosi (e chi più ne ha, più ne metta) disponibili ad ogni compromesso pur di far soldi e carriera. I protagonisti seducono il lettore con la loro psicologia finemente tratteggiata: “È importante agganciare il lettore – sostiene Wannenes – ma non allungarsi con 500 o 600 pagine di pura esercitazione linguistica. Un libro così è estenuante!“. Manco a dirlo, in Russia all’incanto i suoi personaggi preferiti sono quelli femminili – donne alte, magre, brune, dai grandi occhi verdi – perché “mi piacciono le donne“, minimizza. Di tempo a disposizione Wannenes ne ha abbastanza perché – spiega – “vado a letto tra l’una e le due e alle sette sono già in piedi, e per scrivere un libro, se lavoro senza pause, mi basta un mese o due“. L’antiquario-scrittore ha già messo mano al prossimo romanzo: “Sto facendo – rivela con gli occhi che sorridono dietro alle lenti degli occhiali – un libro balordo sulle esperienze di nonno Giacomo, che sarei io. Ho due nipoti, Giacomo di sette anni e sua sorella di 10. Lui va pazzo per la pasta al pesto, così gli propongo di metter su una fabbrica di pesto e lui…“. E il racconto guizza con battute e aneddoti come in una recita improvvisata alla scrivania antica nel suo negozio di antiquariato.