La Parigi perduta narrata da Gualtieri di San Lazzaro
L’Avvenire, 18-08-2012, Maurizio Cecchetti
 Ci sono figure che hanno pesato, nel loro piccolo, sulla storia di un’epoca e che, non si sa per quali misteriosi oblii, scompaiono a un certo punto dalla scena e di loro si perde traccia. Quando nel 1948 Gualtieri di San Lazzaro pubblica Parigi era viva e l’anno dopo vince il Premio Bagutta opera prima, egli è già il mercante-editore che ha promosso alcuni dei maggiori artisti europei tra le due guerre: Soutine, Kandinsky, Magnelli, Picasso, Modigliani, Arp, De Chirico, Marino Marini, Chagall, Klee, Braque, Matisse, Derain, per dire solo alcuni con cui ebbe stretti rapporti. Eppure San Lazzaro oggi chi lo ricorda? Ben pochi, a dispetto del valore della sua attività di promoter per l’opera di questi artisti.San Lazzaro, al secolo Giuseppe Papa, nato a Catania nel 1904 e volato a Parigi a soli vent’anni (dove morirà nel 1974), è il classico uomo di genio che si presenta al mondo come scrittore (a vent’anni ha già scelto il suo pseudonimo di tutta la vita), ha una passione per l’arte e subisce ben presto l’irresistibile fascino della capitale del XIX secolo – così Benjamin definì Parigi – che in realtà rimase tale anche per buona parte del XX. San Lazzaro approda in questa fucina di talenti creativi, clown e ballerine con tutto l’entusiasmo
e l’inesperienza del neofita. Si mette al seguito di Leopold Zborowski, il leggendario mercante-collezionista che scoprì e lanciò Modigliani e Soutine. Zborowski era un personaggio strano, “il poeta mercante”, generoso e cinico, malinconico e amante della bella vita, una delle figure che alimentavano il mito di Montparnasse: San Lazzaro si mette alla sua sequela e Zborowski gli affida anche la realizzazione di una rivista (“Chroniques du Jour”) aiutandolo economicamente ma anche tenendolo a stecchetto quando San Lazzaro conduce una vita di povertà dove combatte tutti i giorni col tipografo che bussa alla porta per avere quel che gli spetta.Così San Lazzaro vive e conosce la Bohème, condivide una parte di quella vita con gli artisti e in Parigi era viva ci offre il resoconto di quarant’anni di esperienza. Uscito nella forma di romanzo a sfondo autobiografico, questo libro (rieditato nel 1966 ampliato) è stato da poco riproposto da Mauro Pagliai editore, con la curatela di Luca Pietro Niccoletti, che studia da tempo la figura di San Lazzaro. L’archivio di San Lazzaro è conservato presso il Centro Apice dell’Università di Milano, depositato da Nicolas Rostkowoski, figlio di Maria Papa, seconda moglie dello scrittore. Vi si conservano moltissimi documenti di rilievo
, lettere di Fontana, Marino Marini, Mirò, Capogrossi, Zavattini, De Sica, Enrico Falqui, oltre a materiale dattiloscritto inedito, che andrebbe valorizzato anche per le informazioni che offre su tanti artisti e personaggi che hanno fatto la storia. Parigi era viva è il resoconto, asciutto ma anche malinconico, di una fine, quella del mito di Parigi. Ci sono pagine memorabili dedicate a Picasso (che negli anni Cinquanta pare tenesse sul tavolino il catalogo della mostra di Caravaggio a Milano dicendo del grande lombardo: «Non è un pittore; è un uomo di teatro»); al ritrovamento da parte di Carlo Cardazzo del sipario di Parade che stava per essere smembrato e all’opera di relazioni svolta da San Lazzaro perché venisse acquistato dalla Francia; pagine illuminanti sul collezionismo di quadri falsi come mercato parallelo e autonomo rispetto a quello degli originali; sulla scrittura di Giacometti e su quella che potremmo chiamare la prova del gatto; sulla fondazione da parte di San Lazzaro della rivista “XXe Siècle” nel 1938, che divenne leggendaria fra gli artisti. San Lazzaro fu un grande editore d’arte, accanto a precursori come Tèriade, Zervos e Skira. Molte altre cose ci sarebbero da dire sulla sua figura, e forse è giunta l’ora che gli editori se ne ricordino.