La Garibaldina
Camicia Rossa, 01-06-2011, Paola Fioretti
Il rapporto che le persone di oggi hanno nei confronti del tempo, ed in particolare del passato, è quanto di più scomodo si possa immaginare. La formazione degli individui è obbligatoriamente aggiogata alla consapevolezza di conoscere ciò e, soprattutto, chi ci ha preceduto. Ma se prima di questa nostra “era informatica”, i rapporti familiari si formavano attraverso una condivisione di esperienze, di vissuto, anche nel passaggio orale dei ricordi, oggi questa fondamentale “colla” dei rapporti affettivi e cognitivi è stata messa in crisi da un sistema socio-economico che privilegia l’“avere” all’“essere”. Da qui la caduta del senso di appartenenza ad una storia, ad uno stato, che inevitabilmente segue dappresso al distacco affettivo con cui si formano le famiglie attuali, dove non c’è tempo per parlare, per raccontare, per conoscersi in profondo. Di conseguenza la necessità di supplire a queste problematiche sociali a
nche con ausili diversi.
Infatti Genziana Ghelli, psicologa clinica e psicoterapeuta, si occupa di terapia sistemica familiare e da questa, attraverso lo studio degli alberi genealogici, ha ideato teorie e tecniche della terapia sistemica generazionale.
Nel suo libro, storia romanzata di una ricerca, l’autrice - psicologa clinica e psicoterapeuta oltre che esperta nello studio degli alberi genealogici - propone un accattivante studio, in forma romanzata, su uno dei tanti personaggi, promanazione diretta del nostro Risorgimento: la vita di Repubblica Fadigati, che è stata, in vita, alonata dal mai taciuto pettegolezzo, che fosse figlia naturale di Giuseppe Garibaldi.
Una donna che pur avendo vissu-to la scomodità di tanta aspettativa riposta in lei, dall’affetto del padre Paolo Fadigati e dell’altro “padre”, Garibaldi, ha vissuto nel rispetto etico dei valori ereditati da entrambe queste figure, lottando sempre per il riconoscimento dei meriti dei garibaldini, agli oc
chi sempre più lontani e distratti d’un governo che, con fare ingrato, voltava le spalle ai singoli volontari che avevano reso possibile il miracolo dell’unificazione.
Testo di lettura godibilissima, non nasce con l’intento di svelare un arcano, come oggi la stampa “gossippara” ci ha avvezzati. Supportato da documenti ed immagini, è la “scusa” per attuare una ricerca nel vivere, immaginandosi in epoche e menti diverse dalle attuali.
Ne nasce un testo d’acuta profondità umana ed implicito monito sul valore infinito della comunicazione, che oggi viene troppo spesso confuso per mero passaggio informativo, asettico e privo di implicazioni sentimentali. Ed è proprio togliendo allo scambio di comunicazioni la parte empatica ed affettiva che la Storia perde la dimensione umana, generando fenomeni sociali sempre più patologizzati e feroci.
Ed è così che si va perdendo una delle cose che danno più sapore alla vita.