Tuti, i nuovi retroscena dell’omicidio di Falco e Ceravolo
Il Tirreno, 13-11-2011, ––
Gli anni ’70 e il terrorismo in Toscana. La strage di Empoli, la sparatoria di Querceta, l’omicidio di Fausto Dionisi a Firenze. Silvestro Picchi, quarant’anni in polizia, agente dell’antiterrorismo negli anni di piombo, ha vissuto tutti questi episodi in prima persona. E decide di raccontarli in un libro dove i protagonisti sono finalmente le vittime, non i carnefici. Intitolato “Quasi per caso. La mia vita in polizia e gli anni di piombo” (Sarnus, pp. 80, euro 10), il diario uscirà martedì, introdotto da un testo dell’ex procuratore nazionale antimafia Piero Luigi Vigna: «In queste pagine non vi è spazio per la fantasia
: Picchi s’imbatté nei più gravi episodi criminali della Toscana, in uno dei quali per il puro intervento del caso non perse la vita». Entrato in polizia nel 1971, Picchi è scelto nel 1974 per far parte del Nucleo Anti Terrorismo della Questura di Firenze. Il suo lavoro lo porta subito a contatto ravvicinato con organizzazioni eversive e bande armate, terroristi rossi e neri. È il 24 gennaio 1975 quando alle 20.45 Mario Tuti uccide a Empoli il brigadiere Leonardo Falco e l’appuntato Giovanni Ceravolo, ferendo gravemente Arturo Rocca. Simpatizzante della destra extraparlamentare e fondatore del Fronte Armato Rivoluzionario, il Tuti era già
; noto alle forze dell’ordine come straordinario “collezionista” di armi da fuoco.
Il libro riporta la testimonianza della figlia di Falco, Anna, una testimonianza piena di amarezza e interrogativi: perché il padre, quel giorno fuori servizio, fu all’improvviso mandato a partecipare all’arresto di Tuti? Perché le istituzioni furono poi così poco vicine alla famiglia, perfino dissuasa dal costituirsi parte civile? Rafforzano i dubbi le rivelazioni dello stesso Picchi la cui squadra, appartenente al Nucleo specializzato diretto da Giuseppe Ioele, aveva preparato quel blitz ma all’ultima ora fu inaspettatamente inviata altrove.