Le «Anime nude» di Ricci&Ciappi. Libro per ogni età
La Nazione, 22-01-2012, Massimo Biliorsi
Il primo è uno studioso, l’altro psicologo

«Anime nude» è un libro raro e ben ispirato: il giudizio su questo saggio-raccolta di Francesco Ricci e Silvio Ciappi potrebbe già fermarsi qui e il lettore farebbe il resto, cioè viverlo e, soprattutto, riviverlo in questo inverno freddo e così distante dalla passione di queste «Finzioni e interpretazioni intorno a 10 poeti del Novecento» per Mauro Pagliai Editore. Non c’è Lucrezio che tenga: amore, e disperazione vanno camminando insieme in questa geniale (rie)vocazione di Cveteava, Apollinaire, Wilcock, Kavafis, Achmatova, Borges, Hardy, Brodskij, Hikmet e Rilke, che i due autori cercano e trovano sul lato nascosto della luna, pronti a cogliere
i loro incidenti, anche mortali, del cuore, gli slanci, il senso di anime gettate oltre l’ostacolo. Ciappi e Ricci vengono da due strade diverse. Il primo è uno psicologo, l’altro uno studioso del Novecento, ma il terreno per ritrovarsi è denso di ombre suggestive dove c’è spazio per l’analisi più audace, ma soprattutto per «godere» della parola, della forza di dieci geniali disperati che sanno così ben descrivere la carnalità da farne una sorta di Bibbia contemporanea. Insomma, in «Anime nude», per dirla alla Sandro Penna, passa la bellezza di creature distratte dal sentimento che molto spesso parte un po’ più giù del cuore. Un libro agile e denso, una sorta di croce
via dove è facile perdere la strada, ma infondo è quello che abbiamo in mente di fare. Lettura destinata ad ogni età che conosca il senso dell’amore: ai sedicenni sarà un sorso di anice Un saggio-raccolta a cui non siamo abituati, ai trentenni motivo per cogliere la forza dei fianchi, ai cinquantenni bella scusa per “colpi di coda” che fanno bene all’anima, mentre quelli più avanti con l’età avranno la forza di spronare gli altri a viverla veramente, questa passionale esistenza. Una recensione che trova inutile entrare nei singoli poeti per dotte citazioni: lasciamo questo al lettore che, una volta tanto, viaggerà con questi scritti negli occhi e con la propria vita che spia, appoggiata al comodino.