Eresie d’amore
La Repubblica, 06-11-2011, Salvatore Ferlita
«Mio padre aveva girato il mondo prima di decidere dove stabilirsi. Venivamo dal Sud, da una Valle disseminata di Templi millenari», si legge a pagina 64 del nuovo romanzo di Alfonso Lentini, Luminosa signora. Lettera veneziana d’ amore e d’ eresia. È la voce narrante che parla, mascherata autobiograficamente: Lentini è infatti originario di Favara, in provincia di Agrigento. E come il suo conterraneo Antonio Russello ne La danza delle acque, ha ambientato la sua nuova storia in uno scenario ricco di suggestione e di declinazio
ni letterarie: Venezia, città lagunare fascinosa come la destinataria di questa lunga epistola: «Come vede, gentile signora, le scrivo» recita l’incipit. Signora diafana e evanescente, fantasmatica, la cui presenza aleggia misteriosa, impregnando le pagine ma restando fuori da qualsiasi giurisdizione di realismo. A tal punto da venire il sospetto che la lettera in questione non verrà mai letta dalla donna evocata, descritta e però sempre scivolosa e sfuggente alla stregua di un miraggio. E che si tratti in realtà di un
escamotage narrativo per dare la sturaa un racconto sospeso tra il picaresco e il generazionale: una sorta di periplo e ricapitolazione di eroici furori. Lentini sa muoversi con eleganza tra il referenziale («E allora non mi resta che riprendere a raccontarle di mio padre e dei suoi amici») e il conativo («Perché, mia liquida luna, viene a letto con me?»), assecondando una sorta di ghiribizzo affabulatorio che affonda le sue radici negli autori siciliani eslege, da Pizzuto a Ripellino tanto per intenderci, veri e propri numi tutelari.