«Beatrice? Un simbolo templare» – Nel nuovo libro di Manetti, edito Polistampa, si scava nei filoni più riposti delle tradizioni e della cultura medievale. La sapienza esoterica
Il Giornale della Toscana, 27-12-2005, Domenico del Nero
I sentieri della storia, della critica letteraria e di certe loro sorelle un po’ «zitelle» possono essere senza dubbio scomodi e noiosi; non parliamo poi dei banchi scolastici, dove ciò che si produce negli ambienti più o meno accademici viene sovente ridotto in pillole, mal somministrato e peggio digerito. Ben venga dunque qualche contributo che cerchi nuove vie, soprattu
tto se l’argomento è capace di interessare e entusiasmare, come tutto ciò che riguarda Dante. Che l’Altissimo Poeta sia stato preda di legioni di critici e interpreti pedanti, per i quali avrebbe escogitato chissà quale diabolico contrappasso nelle più basse regioni infernali, non c’è dubbio; ma forse, un posticino (almeno in Purgatorio) l’avrebbe riservato anche a
quelli un po’ troppo fantasiosi, i «fantadantisti» soprattutto se gli toccavano Beatrice!
Il nuovo libro di Renzo Manetti, architetto e studioso di iconologia e simbolismo, Beatrice e Monnalisa, edito da Polistampa, rischia di avvicinarsi a questa seconda categoria, sebbene lo soccorrano una indubbia preparazione nel difficile campo dell’esoterismo e della simbologia…