La vetrina degli incipit
Noi del Ghetto dei Lettori, 11-10-2010, ––
L’incipit in un libro è tutto. In pochi capoversi l’autore cattura l’attenzione del lettore e lo risucchia nel vortice della storia. Oppure con poche banali parole lo perde per sempre...
Quanti libri, magari meritevoli, giacciono abbandonati dopo poche righe sui comodini di ogni lettore? E quanti altri invece sono stati divorati in poche ore perché già dalle prime righe non siamo più riusciti a staccare gli occhi dalle pagine? Per questo, a partire da questo mese, cari lettori, vogliamo condividere con voi gli incipit dei libri che stiamo leggendo, perché alcuni di voi possano trarre ispirazione per le loro future letture e perché altri possano di nuovo perdersi nel ricordo di personaggi e atmosfere che già una volta l
i avevano rapiti...
«Egle quel giorno si sentiva soddisfatta, sollevata, in pace con la sua coscienza. La grande casa baronale paterna sarebbe stata finalmente restaurata.
Gironzolò sorridendo intorno alla costruzione immersa in uno degli agrumeti più antichi e più belli dell’intera Sicilia. Nel disordine di un ambiente fatto di paesaggi antichi, piante secolari, profumi ancestrali, orridi casermoni, porticcioli e marine di incompararabile bellezza, si era colpiti a tradimento dalla stupenda architettura della villa che emergeva da quella macchia di verde punteggiata di sfere d’oro. Nonostante il traffico e l’edilizia abusiva, in quello che rimaneva della meravigliosa Conca, i terreni coltivati ad agrumi sopravvivevano ancora con i lor
o colori intensi e l’acre profumo dei loro frutti.
Era stata una decisione difficile quella di riportare in vita il vecchio edificio, ma ormai era fatta: i lavori sarebbero iniziati di lì a poco. Osservò eccitata ciò che le stava intorno e notò che il riflesso del sole creava giochi di luce battendo sui vetri opacizzati della casa, tanto da formare figure con sembianze umane. Egle inseguí con lo sguardo un raggio un po’ più forte degli altri che andò ad infrangersi contro una finestra del piano superiore frantumandosi in miliardi di particelle che, ricomposte, le fecero pensare ad un volto maschile. Fra tanti, il pensiero volò a suo nonno.»
Il giardino delle Esperidi - Dianora Tinti - Letto da Vittoria A.