Lana, carne, latte
Archeo, 01-11-2010, Stefano Mammini
«Nessun altro animale ha avuto, nella vita dell’uomo, la stessa importanza della pecora»: l’affermazione, che si legge nell’Introduzione, è la chiave di lettura piú adatta per le pagine che seguono. In questo suo saggio, Barbro Santillo Frizell propone infatti un excursus dettagliato e documentato, che ripercorre un arco cronologico assai ampio ed evidenzia, al di là di quelli piú immediati, i numerosi legami fra la storia delle civiltà antiche e la pastorizia. Si comincia con le parole e, da quel momento in poi, senza mai cadere nell’aneddotica, l’autrice ricorda e segnala al lettore una messe di notizie e riferimenti che definiscono un paesaggio sempre piú ricco e variegato. Un paesaggio che, nella nostra Penisola, trova naturalmente una delle sue declinazioni piú complete. L’Italia, che fu un Paese pastorale per eccellenza, conserva infatti tracce diffuse e non di rado spettacolari di quello che, fino a poco piú di un secolo fa, fu uno dei pilastri della sua economia. Prime fra tutte le vie della transumanza, una delle fonti di ispirazione per la realizzazione del libro, i cui tracciati sono ancora oggi elementi caratterizzanti e ben v
isibili di molti paesaggi delle regioni centrali e meridionali della Penisola. E che, come illustra Frizell, non sono soltanto realtà geografiche o semplici arterie funzionali agli spostamenti delle greggi: quei percorsi sono infatti i custodi silenziosi di una cultura antica, fatta di conoscenza del territorio, di organizzazione della produzione e del lavoro, di rapporti sociali, e, soprattutto, favorirono in molti casi lo sviluppo di importanti insediamenti. Seguendo quelle e altre tracce, il volume offre «rivelazioni» continue, che rendono sempre meno sorprendente l’affermazione citata all’inizio: la pastorizia vede infatti riconosciute le sue molte peculiarità, che sgombrano il campo dalla tentazione – errata – di pensarla come un’attività semplice e, soprattutto, facile: basti pensare (e l’argomento avrebbe forse meritato qualche riga in piú) a quanto dovettero essere faticose le sperimentazioni e i tentativi che ebbero come esito la domesticazione degli ovini e la selezione delle razze piú adatte alla pratica pastorale. Un’attività che ebbe un ruolo di tale rilievo nello sviluppo delle grandi civiltà antiche non tardò, natural
mente, a trasformarsi anche in mito e a diventare argomento delle opere di poeti e letterati. Dalle pecore di Polifemo che Ulisse e i suoi compagni sfruttano per fuggire dalla grotta del Ciclope alle rivisitazioni dell’ambiente pastorale nell’arte, dalle sembianze caprine del dio Pan alla poesia italiana del Trecento, Barbro Santillo Frizell si limita, ancora una volta, a ricordare solo alcuni dei molti esempi possibili. Lasciando intuire la straordinaria ricchezza di un patrimonio mitico e culturale che abbraccia oltre due millenni di storia. Né manca l’analisi dei risvolti economici di tale attività, che furono spesso di grandissima rilevanza, ben oltre il tornaconto e la sopravvivenza del singolo pastore. Tanto che, fin dall’inizio, si ricorda come la costruzione della grandiosa cupola fiorentina di S. Maria del Fiore fosse stata finanziata dall’Arte della Lana, una delle corporazioni piú ricche della Firenze rinascimentale. Dalla lettura del saggio emerge insomma un affresco vivace, che presenta un mondo senza il quale la nostra storia sarebbe stata diversa, a riprova di come i suoi protagonisti non siano mai stati solo i grandi sovrani o gli eserciti che combattevano in loro nome.