Il genio di Arnolfo di Cambio in 100 opere
La Nazione.it, 20-12-2005, ––
Firenze
ARTE

A 700 anni dalla morte, Firenze celebra il genio di Arnolfo di Cambio con una mostra di scultura, unica quanto straordinaria

FIRENZE, 20 DICEMBRE 2005 - A 700 anni dalla morte, Firenze celebra il genio di Arnolfo di Cambio con una mostra di scultura, unica quanto straordinaria, dedicata a un artista tra i più importanti e innovatori, l’architetto-scultore cosmopolita che, con Cimabue in pittura, contribuì a gettare le basi del Rinascimento, creando il linguaggio artistico moderno diffuso di lì a non molto da Giotto in ambito europeo.

La grande esposizione «Arnolfo, alle origini del Rinascimento fiorentino», ospitata al Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore dal 21 dicembre al 21 aprile 2006, chiude il quadro delle celebrazioni espositive arnolfiane.

Ideata e curata da Enrica Neri Lusanna, docente di Storia dell’arte medievale all’ateneo fiorentino, con l’allestimento progettato dall’architetto Adolfo Natalini, la rassegna propone circa 100: la gran parte della produzione arnolfiana che si conserva a Firenze e di quella che è stato possibile trasportare dall’Italia e dall’estero.

Mai si era assistito a una simile concentrazione di capolavori del grande artista toscano: sculture in marmo e legno (la Madonna di ambito di Nicola Pisano prestata da Berlino, l’arnolfiana Annunci
azione del Victoria and Albert Museum di Londra, la statua di Carlo d’Angiò dei Musei Capitolini, il fregio della tomba Annibaldi, etc.), elementi decorativi, frammenti di mosaico.

La mostra è arricchita da sculture, pitture e oreficerie del tardo Duecento fiorentine, toscane e francesi, destinate a fornire un’idea d’insieme del quadro artistico complessivo della città negli anni di Arnolfo.

Oltre alla possibilità di confrontare per la prima volta le non molte opere arnolfiane giunte fino a noi, ma ormai disperse in collezioni pubbliche e private ai quattro angoli del globo, la mostra consente di tentare finalmente una ragionata ricomposizione della perduta facciata della cattedrale di Santa Maria del Fiore, il capolavoro incompiuto di Arnolfo, smembrato e disperso alla fine del Cinquecento.

Dal momento che il cardine dell’evento è la ricostruzione delle lunette e dei riquadri istoriati della basilica, sulla base di uno studio critico della professoressa Neri Lusanna e della restituzione dimensionale dell’architetto Silvia Moretti, la novità assoluta è costituita dalla restituzione di porzioni della facciata con gli elementi del suo arredo decorativo di marmi e mosaici, riassemblato grazie a frammenti ritrovati e contestualizzati.

La mostra consente tra l’altro di mettere in luce lo stretto rapporto tra Arnolfo e Giotto. I
nfatti, fu soprattutto la pittura a raccogliere l’immediata eredità dello scultore, prima che, oltre un secolo dopo, facessero tesoro delle sue idee anche Brunelleschi e Donatello.

Arnolfo di Cambio (Colle Val d’Elsa 1240/45, Firenze 1302/10) fu attivo a Siena, Roma, Orvieto, Perugia, Firenze e incarnò in pieno la figura dell’artista internazionale, capace di fondere le molte e complesse istanze della tradizione artistica italiana con le novità gotiche francesi, e di rispondere con l’invenzione di clamorose tipologie figurative alle richieste di committenti potentissimi.

Scolpì statue celebrative dei sovrani angioini e dei pontefici. Nella Roma papale realizzò gli arredi delle grandi basiliche (San Paolo, Santa Cecilia, Santa Maria Maggiore, San Pietro, Ara Coeli).

A Firenze operò ai monumenti più importanti: la chiesa francescana di Santa Croce, il palazzo del Comune (l’attuale Palazzo Vecchio) e progettò soprattutto la nuova Cattedrale, che iniziò dalla facciata strutturandola avendo in mente le imponenti costruzioni gotiche di Francia: ricca di statue legate in un grandioso progetto iconografico, rivestita di marmi e mosaici, con effetti cromatici inusitati per Firenze. Santa Maria del Fiore consacrò la fama di Arnolfo al punto che il governo della città lo esonerò dalle tasse, concedendogli così uno dei massimi riconoscimenti.