Il podere dei Lorini
Il filo. Idee e notizie dal Mugello, 01-07-2010, Paolo Guidotti
È lo stesso Tebaldo Lorini a chiarire i limiti e la chiave di lettura della sua opera “Il podere di Lutiano”, edito da Sarnus (Polistampa) di Firenze nella collana “La Toscana racconta”. Un’opera prima, per certi versi, di un autore noto, che già ha pubblicato numerosi libri e libretti, dedicati alle tradizioni e al Mugello di un tempo, e in particolare alla sua tradizione culinaria, a cominciare dal suo notissimo “Mugello in cucina”.
Ma questa può essere definita da un’opera prima perché Lorini si cimenta con una scrittura diversa e più impegnativa, tra racconto e memoria, tra storia e autobiografia.
Così quella del “Podere di Lutiano” è prima di tutto la storia della sua famiglia, una storia lunga tre secoli e mezzo, durante i quali gli avi di Lorini, a cominciare da Lorino Lorini, vivono ininterrottamente in quel lembo di terra tra Olmi e Borgo San Lorenzo, a poca distanza dalla Sieve. Tebaldo la ricostruisce con i pochi elementi a sua disposizione, un albero genealogico, qualche notizia e documento. E la intreccia, liberamente, con le consuetudini di quei tempi, on gli usuali modi di vita, ed anche con le sue convinzioni. Del resto lo dice lui stesso, in apertura: “Ricostruire i tempi che furono è cosa estremamente difficile, spesso arbitraria e influenzata dal sentire personale”. E l&rsqu
o;autore nelle ultime pagine il suo sentire personale lo confida: “La felicità durò un attimo, una vera perenne tristezza, quella che fa parte del mio carattere riprese il sopravvento. La consapevolezza che non vi può essere una felicità duratura se non alla condizione di dimenticare tutto il resto è sempre stata una delle mie più ferme convinzioni”. E ancora, “La vita è sempre accompagnata da una malinconia per ciò che ho e che sfugge costantemente di mano”. Questa visione entra evidente anche nella narrazione dei fatti, e nel podere di Lutiano il cielo è spesso cupo: i momenti di festa sono rari –e lo scrittore non vi si sofferma-, e comunque vengono rapidamente sopraffatti dalle difficoltà e dalle disgrazie. Un mondo contadino che nessuno nega fosse duro da vivere, ma che –a nostro parere- sembra letto con gli occhi nostri, di chi ha conosciuto il benessere e non sa capacitarsi di come facessero a vivere in case senza confort e lavorando duramente tutto il giorno. Così come appare messo un po’ ai margini –forse per scelta, a dar credito alla nota nel retrocopertina del libro- ’aspetto della grande religiosità nella civiltà contadina, della quale si citano gli elementi esterni, senza approfondire il ruolo e la presenza della Chiesa e della fede nella vita quotidiana dell’epoca.<
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Però, se talvolta vi sono pagine non perfettamente funzionanti nell’espressione e nella lettura, ve ne sono altre davvero belle e, forse non a caso, sono quelle più drammatiche, dall’episodio del colera, alla triste storia d’amore di Anna e Antonio e, su tutte, le pagine dedicate al periodo della guerra napoleonica e alla partecipazione di un suo avo alla battaglia di Lipsia, scritta davvero in modo efficacissimo e coinvolgente. Del resto si sente che l’idea di questo libro è scaturita dal cuore, dal legame forte con la famiglia, ed anche dal grande amore per il Mugello –due volte Lorini addita “la follia che in questi ultimi vent’anni ha portato a costruire e cementizzare l’intero fondovalle”- terra che intrecciandosi così fortemente con la storia personale dei suoi avi, Lorini può raccontare e descrivere. E proprio questo scaturire dal cuore della narrazione spiega anche la non organicità del percorso storico, le lacune –si sorvola del tutto il periodo a noi più vicino, e non vi è cenno del periodo fascista-,ed anche le digressioni –come quella, sorprendente e un po’ civettuola, dell’iniziazione sessuale a Parigi dell’autore-. Ma alla fine, dalle pagine di Lorini emerge un ritratto di grande interesse, di quella che per secoli è stata la vita nelle campagne del Mugello.