Strage alla Fiera e moschetti impazziti. Un giovane anarchico nell’inferno nero
Il Giorno, 06-04-2010, Gian Marco Walch
«Una tenebra liberatrice» di Giuseppe Vottari: terrore e misteri nel tragico 1928«Li abbiamo contati e ricontati insieme ai poliziotti, ai miliziani in camicia nera e ai giornalisti: erano quindici. Tre erano bambini certamente sotto i dodici anni. Abbiamo stabilito con i colleghi accorsi sul posto come spartirci il triste carico di salme. Poi abbiamo cominciato a fare i trasporti». Macabro lavoro, quello di Paolo Guarnone, appena ventiduenne: è il «cucciolo dei beccamorti» in servizio all’obitorio di Lambrate. Ritira cadaveri e li porta alla penultima destinazione, la palazzina dell’Istituto di Medicina legale. Il servizio che si trova a svolgere la mattina del 12 aprile 1928 è però assolutamente sconvolgente: raccoglie corpi smembrati, le vittime di una bomba esplosa vicino alla Fiera Campionaria tra la folla in attesa di applaudire Vittorio Emanuele III.
Neppur
e il tempo di riprendersi dallo choc. Il giorno dopo, missione in via Mario Pagano: un «moschetto impazzito» ha ucciso due camicie nere, e ne ha ferite altre due, all’interno della caserma stessa della Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale, le guardie armate della Rivoluzione fascista alle dirette dipendenze di Mussolini. Beh, lui, Paolo Guarnone, il dittatore che sta imprigionando l’Italia non lo chiama mai per nome: in genere impreca contro quel «porco d’un M. bastardo e boia». Perchè, mentre il regime avvolge il Paese, lui si sente sempre più «fratello» del Malatesta teorico della rivolta anarchica degli oppressi .
Inizia così, con una feroce strage e un imbarazzantissimo doppio omicidio, episodi reali, «Una tenebra liberatrice», teso giallo scritto da Giuseppe Vottari, milanese, classe 1967, per Mauro Pagliai Editore. «Una tenebr
a liberatrice », citazione da Gadda, ovvero morti e misteri al tempo del fascismo. Un’atmosfera nera, in ogni senso, quella in cui si sviluppa l’intricata trama.E che avviluppa l’idealista Paolino, di colpo sprofondato in un girone infernale di poliziotti dalle scarpe troppo lucide e compagni di fede dal passato troppo ricattabile, maestre elementari depositarie inconsapevoli di pericolosi segreti e alti funzionari delle Poste dalle passioni inconfessabili. Sullo sfondo, squadristi fanatici di bassa lega e fascisti di rango, alcuni realmente esistiti, sui quali si sprecano chiacchiere e sospetti. Tutti duri, tutti puri. Ma dove sono finiti dollari e sterline transitati negli uffici di piazza Cordusio? E poi, sarà proprio vero che a nascondere quella micidiale bomba in un palo della luce davanti alla Fiera sono stati i «rossi»? La Storia, quella con la maiuscola, non l’ha mai confermato.