Una critica radicale dell’ideologia di Slow Food
Leggere:tutti, 01-07-2010, Sergio Auricchio
Mangi chi può, meglio meno e piano, l’ideologia di Slow Food è un libro di critica radicale alla teoria che sta alla base del movimento di Carlo Petrini. L’autore Luca Simonetti partendo dai documenti dalle prese di posizione e dai libri pubblicati dal fondatore di Slow Food ne evidenzia le contraddizioni e ne mette in evidenza gli inganni. Simonetti ripercorre la nascita di Slow “nato sul finire degli anni ottanta da un gruppo di persone pervase da ‘un disgusto snob’ di quell’Italia consumista e televisiva”. Slow Food osserva Simonetti si vuole collegare alle tradizioni contadine, ma chi volesse avere un’idea realistica, di quale fosse il genere di desinare proprio dei
contadini, può consultare molte opere storiche che raccontano della fame e quando andava bene della monotonia: pane, zuppa di legumi, porri; del ‘barolo chinato, sorseggiato assaporando una tavoletta speziata’ di cui parla Petrini non ve ne è alcuna traccia. Così la centralità del piacere, apertamente rivendicata da Slow Food, ha suscitato più volte il sospetto che il movimento fosse solo una conventicola di ghiottoni. Slow Food non ha soltanto l’ambizione –osserva l’Autore – di promuovere nel mondo la buona cucina e il buon vino. Esso intende in effetti raggiungere un pubblico che oltre ad essere abbiente, si sente in colpa per il fatto di essere tale e quind
i propugna la buona causa di pagare il giusto prezzo per i prodotti dei contadini che intende promuovere. Il colpo di genio di Slow Food sta proprio nell’aver trovato la sintesi tra il genuino, il desiderio di mangiare bene e l’ansia di stare dalla parte giusta. L’Autore mette poi sotto critica alcune fondamenta degli assunti di Slow Food come la lotta agli ogm, i chilometri zero (con questo vincolo il parmigiano reggiano se lo dovrebbero consumare tutto nella zona di produzione e le cipolle rosse solo a Tropea), e l’esaltazione dei prodotti tipici (il tanto osannato pomodoro di Pachino è stato ottenuto da un incrocio da genetisti israeliani ed è arrivato in Sicilia negli anni ‘80).