Nei dipinti, in tv e nella vita di tutti i giorni
Il Tirreno, 19-10-2005, Milly Mostardini
Molto popolari nell’immaginario collettivo, all’estero sono un simbolo nazionale, un logo dell’Italia. Stiamo parlando dei carabinieri, entrati in punta di piedi nelle nostre case, grazie al maresciallo Rocca e ai suoi ragazzi, come facce note, con bonomia, come persone normali, anche se inflessibili e dotate di pietas, oggi rara.
L’occasione ce la dà un libro in uscita: "Carabinieri in Toscana", edizioni Polistampa, Firenze 2005, pp. 290. euro 38. Ne è autore Cosimo Ceccuti, docente di Soria del Risorgimento alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze, presidente della Fondazione Spadolini–Nuova Antologia. Il lavoro spazia dal 1859, anno della istituzione dell’Arma in Toscana, al 2004. È un vasto materiale quello esaminato da Ceccuti e dai suoi collaboratori
, di ricerca in archivi, di raccolta di testi e immagini, che delineano la parte illustrata dell’elegante volume. Ampia la parte direttamente documentaria, con la formazione delle prime sedi (a Firenze e Livorno, poi a Siena), la dislocazione subito capillare, ubicazione e consistenza delle Stazioni, definizione dei compiti istituzionali: la sicurezza dei cittadini, lotta alle associazioni criminose, allora brigantaggio oggi terrorismo e mafia, la partecipazione alle due guerre mondiali, oggi alle missioni di pace.
È una storia vivente e drammatica spesso, dove si pone in primo luogo il rapporto dell’Arma con la società civile, considerato da subito fondamentale. Nel 1873 viene divulgato un "Galateo del carabiniere", che è stato riprodotto nel 1973 dal Comando generale. In quei 100 anni
la Benemerita ne ha viste di tutti i colori, storicamente parlando, nell’esecuzione dei suoi compiti, eppure quei principi di comportamento rimangono fedeli a se stessi.
Numerosi sono gli artisti toscani che hanno tratto ispirazione dai carabinieri. Il capitolo finale inizia con Giovanni Fattori e i suoi dipinti di ronde, riviste e vedette nelle campagne maremmane, allora piatte e desolate, su cui si staglia la pattuglia a cavallo con la lucerna fiammeggiante. Per ricordare Ottone Rosai, il livornese Renato Natali, suo il bel quadro "Conforto" del 1923, fino a Gianni Vagnetti, Pietro Annigoni con il drammatico "Perlustrazione" del 1985. E gli scrittori, da De Amicis a Collodi a Saviane, ad Armando Meoni. Lo scrittore Emilio Cecchi usava dire: «Io sto sempre dalla parte dei carabinieri».