I nemici di Copernico
Il Sole 24 Ore, 20-09-2009, Tullio Gregory
Luigi Guerrini ricostruisce le polemiche dell’ambiente ecclesiastico fiorentino che nel 600 difendeva il sistema aristotelico-tolemaico  Sulle ostilità che hanno accolto a Firenze Galileo Galilei rientrato sul finire del 1610 da Padova come «filosofo e matematico del Gran Duca di Toscana», molto è stato scritto e alcuni personaggi fra i suoi più decisi avversari sono ben  noti alla storiografia. Tuttavia non sempre le fonti coeve – anche se pubblicate – sono state lette con particolare attenzione e adeguatamente sfruttate, sicché questo libro di Luigi Guerrini (Galileo e la polemica anticopernicana a Firenze) getta nuova luce anche su personaggi ben noti. Già Massimo Bucciantini aveva messo in evidenza l’importante ruolo di Giovanni dei Medici, figlio naturale di Cosimo I, uomo d’armi ma anche interessato a problemi di scienza, di magia e di astrologia, che rappresentava uno dei poli del partito antigalileiano. L’altro polo sul quale insiste – e fa luce –Guerrini è costituito da Alessandro Marzi Medici, arcivescovo di Firenze dal 1605 al 1630, cancelliere della facoltà di teologia: nel suo ambiente gravitano personaggi di punta del gruppo antigalileiano come Ludovico delle Colombe (autore fra l’altro di uno scritto Contro il moto della terra e di un Discorso sopra la nuova stella dedicato all’arcivescovo) e Tommaso Caccini, domenicano, ben noto per la predica contro il copernicanesimo e Galilei, tenuta in Santa Maria Novella nella IV domenica di avvento del 1614, ripetendo attacchi di una sua precedente predica in San Domenico a Bologna.Di questo ambiente ostile che si raccoglie attorno all’arcivescovo è interessante documento una lettera del Cigoli a Galilei del 16 dicembre 1611: «Mi vien detto che una certa sciera di malotichi et invidiosi della virtù et dei meriti di V.S. si ragunano
e fanno testa in casa lo Arcivescovo, et come arrabbiati vanno cercando se vi possono appuntare in cosa alcuna sopra il moto della terra o altro, et che uno di quelli pregò un predicatore che lo dovesse dire in pergamo che V.S. dicesse cose stravaganti».Fra le molte personalità ostili al copernicanesimo e a Galilei studiate da Guerrini, una delle più interessanti è forse Raffaello delle Colombe, predicatore domenicano a Firenze lungo tutto il primo quarto del Seicento, esponente di spicco della cultura teologica fiorentina, priore di Santa Maria Novella, strenuo difensore della cosmologia aristotelico-scolastica: non manca di tornare insistente sulla verità del geocentrismo in un cosmo ove, scrive, «i pianeti e le stelle se la girano intorno [alla terra] per suo ossequio».Continui i suoi attacchi al copernicanesimo, come in una predica del 1613 o di poco anteriore: «I Copernici dicono che la terra si muove e il cielo sta fermo, perché il sole è il centro della terra, per la qual cosa si può dir di questi che abbian le vertigini».E ancora, con diretto attacco a Galilei, un anno più tardi sul tema delle macchie solari: «Quell’ingegnoso nostro Mattematico Fiorentino si fa beffe di tutti gli antichi, che facevano il sole nitidissimo e netto da qual si sia minima macchia [...] però egli con lo strumento detto da lui Telescopio fa vedere che ha le sue macchie regolari, come per osservazioni di giorni e mesi ha dimostrato. Ma questo farà più veramente Iddio [...] se si troveranno le macchie ne’ Soli de’ giusti, pensate voi se si troveranno nelle Lune degli instabili peccatori»; in margine è specificato «Galileus in De maculis solis». «Il sole è senza macchia», tuonerà ancora nel Duomo di Firenze. Altrove delle Colombe scriveva che Galilei «pare porti il Mon
do senza che pesi niente».Polemica antigalileiana  condotta con fermezza, e più volte ripetuta negli ambienti intorno all’arcivescovo, certo non senza rapporto con la nota predica di Tommaso Caccini contro il copernicanesimo della quale abbiamo notizia dalla sua stessa deposizione al Santo Uffizio, spesso citata, ma che forse è bene ricordare a maggior gloria dei domenicani fiorentini: «Presi pertanto occasione da questo luogo [il riferimento è al noto passo di Giosuè che fa fermare il sole] di riprovare, [...] una certa opinione già di Niccolò Copernico, et in questi tempi, per quel ch’è pubblichissima fama nella città di Firenze, tenuta et insegnata, per quanto dicono, dal sig. Galileo Galilei matematico, cioè che il Sole, essendo secondo lui centro del mondo, per conseguenza è immobile di moto locale progressivo, cioè da un termine all’altro; et dissi come somigliante opinione da gravissimi scrittori era tenuta dalla fede cattolica dissonante, perché contradiceva a molti luoghi della divina scrittura».Altri personaggi popolano l’ambiente fiorentino in questi primi decenni del Seicento che rappresentano la forte ortodossia scolastica degli ambienti ecclesiastici, tutti impegnati nella difesa della tradizione esegetica e della teologica egocentrica e antropocentrica; fra gli altri Guerrini mette in luce la figura di un gran predicatore, chiamato a Firenze dall’arcivescovo Alessandro Marzi Medici, Angelo Celestino, del quale ripubblica (dalla raccolta del 1626) un’interessante predica sull’interpretazione della Scrittura e il primato della scienza teologica su essa fondata.Nel complesso da questo libro emerge un quadro più ricco e variegato del fronte anticopernicano, che solo apparentemente sembrerà acquietarsi con la condanna del copernicanesimo del 1616 da parte di papa Paolo V.